L’avventura Dakar Classic 2024 del nostro team italo-elvetico Desert Endurance Motorsport si avvia agli ultimi giorni cinque giorni di gara, tra giornate massacranti insidiate da mille difficoltà, che stanno mettendo a dura prova equipaggi e mezzi.
Dopo le prime due tappe nel Nord dell’Arabia, svoltesi tra distese pianeggianti e terreni aridi e rocciosi, la seconda parte della gara si è tenuta nel sud est, tra le affascinantissime quanto pericolose dune di sabbia. Gli equipaggi hanno vissuto tre giorni davvero infernali: tre tappe durissime con una media di 650km ciascuna, di cui oltre 350km di prove speciali ininterrotte, disputatesi interamente tra dune di sabbia a tratti compatta e a tratti, pericolosissimi, in cui il pericolo di affondamento è praticamente costante. Una difficoltà e uno sforzo senza pari per delle “speciali” lunghissime, difficilissime e molto, molto aspre.
Giovedì e venerdì scorsi poi si è svolta la cosiddetta tappa “Marathon”: due giornate lunghissime e dure, spezzate da un pernottamento in un campo dove, a differenza degli altri giorni di gara, non era presente il classico villaggio di tende e gazebi allestiti nel deserto: nell’area di pernotto della “Marathon” c’è soltanto un’assistenza minima da parte dell’organizzazione, niente catering ma solo un pasto preconfezionato tipo militare, e nemmeno i servizi igienici. Ma, soprattutto, mancando del tutto gli equipaggi di assistenza, dopo oltre 600 km di prova massacrante non c’è modo di mettere mano ai mezzi in gara se non facendo da sé e aiutandosi l’un l’altro tra i vari equipaggi, scambiandosi “aiuti” e cortesie tra piloti. La gestione di quasi 1400 durissimi km sta tutta in mano all’equipaggio in gara e alla solidarietà dei concorrenti.
Desert Endurance Motorsport ha già un equipaggio ritirato, la Toyota Land Cruiser di Ciresola / Colja a causa di un capottamento durante il primo giorno di gara, dal quale pilota e navigatore sono usciti illesi ma la vettura ne è venuta fuori troppo compromessa per proseguire. Un’ulteriore prova, se ce ne fosse bisogno, di quanto la gara sia dura. Anche la Suzuki di Picasso / Biondi ha capottato alcuni giorni fa, ed ora è in assistenza per cercare di capire se si riesce a riportarla in corsa pur avendo saltato ormai più di una tappa. Fortunatamente il regolamento permette di rientrare in gara, con le opportune penalizzazioni in termini di classifica, se lo stop è dovuto alla necessità di risolvere problemi meccanici importanti.
Oggi si è ripartiti da Riyadh, dopo una giornata di “riposo”, anche se le virgolette sono d’obbligo: lo stop è infatti stato interamente dedicato alle manutenzioni più approfondite dei mezzi, check delle parti più sollecitate, ovvero sospensioni e sottoscocca, ma anche punto della situazione: gli equipaggi sono stanchi, i km accumulati da uomini e mezzi sono ormai diverse migliaia, e c’è da serrare i ranghi perché la gara non è ancora finita. In queste ore si sta tornando verso i terreni più compatti e pietrosi del Nord, grandi distese che daranno ancora filo da torcere a tutti. Obiettivo comune, per gli equipaggi, è arrivare in fondo e ritrovarsi tutti insieme a Yanbu il 19 gennaio.
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Un grazie doveroso, come sempre va agli sponsor che hanno permesso al Team di tornare a realizzare questa grande avventura: dal main sponsor Lavor Wash a Guarni&Med, da Picasso Automotive a Vittorio Vanini Swiss Chocolate House e Sapori Ticino. Un ringraziamento sentito va anche a Suzuki Motorsport, DiaBrax, Lista, Sparco e ai partner tecnici Shade Pro, Italvipla, Trichero, Paolo Pontiggia oltre alla maison d’orologeria Svizzera Monvis. Le vetture sono state preparate da Officine Binati, i camion da Officina Cadei, la verniciatura a cura di ADB Garage e le livree prodotte da Cerchio Pubblicità.