Arturo Merzario è uno dei protagonisti dell’epoca d’oro del motorsport internazionale, pilota efficace e spesso vincente in praticamente tutte le maggiori categorie, dal Turismo alle Sportprototipi alla Formula 1, passando per la Targa Florio e le grandi gare di durata come la 24 Ore di Le Mans, la 12 Ore di Sebring o la 1000 km del Nürburgring.
Un autentico monumento vivente dell’automobilismo che oggi compie i suoi primi ottant’anni, tagliando così un altro traguardo importante. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per fargli gli auguri, ecco cosa ci ha raccontato, con lo spirito e l’ironia che da sempre lo contraddistinguono.
Ciao Arturo, tanti auguri!
“Grazie ragazzi, è un piacere sentirvi. Sono arrivato all’ottava tappa, ma la strada è ancora lunga, me ne mancano ancora due! Vengo da una famiglia di persone longeve, mio papà è vissuto 95 anni, mia nonna 100, mia zia 105, e io non voglio essere da meno!”
Di andare in pensione non se ne parla, vero?
“Non scherziamo assolutamente, laddove posso fare le cose, le faccio! Anzi, per i miei ottant’anni mi sono già fatto un bel regalo, un’esperienza che ho inseguito per tutta la vita e che finalmente riesco a concedermi: partecipare alla Dakar! Fin da quando ero pilota ufficiale Abarth e Ferrari, negli anni settanta, guardavo affascinato le prime edizioni della Parigi-Dakar, poi del vecchio Camel Trophy e in generale tutti i grandi raid africani, ai quali non potevo partecipare perché legato da impegni sportivi e contratti. All’epoca Sabine (Thierry Sabine, pilota automobilistico francese fondatore della Parigi Dakar scomparso nel 1986, ndr) mi propose di fare la prima Parigi-Dakar: fu una tentazione fortissima, ma dovetti declinare: a gennaio c’era il GP di Argentina, poi il Brasile e a seguire tutte le altre gare, materialmente non potevo star via tanto a lungo. All’epoca si partiva ognuno dal proprio paese per la tappa di avvicinamento a Parigi, come si fa ancora oggi col Rallye Monte Carlo, poi da lì il giorno di Capodanno via subito alla volta di Marsiglia per l’imbarco verso la Tunisia. Una trasferta che in totale durava circa due mesi: troppo per un pilota a pieno servizio come me.
Sabine mi propose di fare solo “presenza” per qualche giorno per poi rientrare in aereo, ma io volevo fare davvero la gara, non volevo andare a fare la comparsa, e quindi ho sempre rifiutato.
Se corro, lo faccio seriamente e voglio arrivare in fondo, non mi interessa fare la passerella. Magari in quell’occasione non avrei corso per vincere, si trattava di una specialità nuova per me e avrei affrontato dei veterani dei raid, ma arrivare in fondo rispettando i controlli orari, quello per me è categorico”.
Oggi invece?
“Oggi invece posso permettermi dei ritmi un po’ più rilassati. Ed è successo che, prima della scorsa edizione, ho conosciuto Ermanno De Angelis che, a metà tra lo scherzoso e il serio, mi ha proposto: faresti una Dakar con il nostro Team Desert Endurance Motorsport? Gli ho risposto: certo, è una delle cose che mi mancano! Organizziamo!
Dopo qualche tempo mi ha chiamato e ci siamo messi d’accordo. Ed eccomi qua, a ottant’anni, pronto a partire e felicissimo di realizzare un sogno che inseguivo da quarant’anni!”
Tanti tanti auguri Arturo, siamo fieri di averti a bordo!