La malattia porta via con sé il grande Vic Elford, autore di una delle carriere sportive più ricche ed emozionanti del motorsport del ventesimo secolo. Ripercorriamo insieme la storia di “Quick Vic”.
A pochi mesi di distanza da un altro grande protagonista della Targa Florio, Nino Vaccarella, scomparso lo scorso settembre, se ne va un’autentica leggenda del motorsport, uno dei piloti stranieri più amati in Italia e, in particolare, nella Sicilia della Targa. Victor Henry “Vic” Elford è stato uno dei driver più versatili e vincenti del ventesimo secolo, capace di vincere nelle categorie più disparate. Nato a Londra il 10 giugno 1935, Elford raccontava così il suo innamoramento per le corse automobilistiche: Nel 1949 mio padre mi portò a vedere il primo British Grand Prix del dopoguerra. Avevo 13 anni. Fu lì che decisi “Questo è ciò che farò!”. E lo farà bene, al punto da essere soprannominato presto “Quick Vic”, Vic il veloce, dai suoi colleghi.
La sua carriera nell’automobilismo sportivo inizia come navigatore nei rally, in coppia con David Seigle-Morris. Al volante debutta nel 1961 come privato, a bordo di una Mini. Una sola stagione gli è sufficiente per farsi notare e ripresentarsi da driver ufficiale già l’anno seguente su DKW Junior, vettura con cui conquista le prime vittorie nel campionato nazionale. Segue una stagione in Triumph e poi tre anni, sempre da pilota ufficiale, con la Ford britannica, a bordo delle veloci Cortina.
Nel 1967 firma con Porsche, casa con cui avvierà un rapporto decisamente proficuo: già nello stesso anno si laurea campione europeo rally su una 911 ufficiale. La Porsche è per Elford il ponte per passare dai rally alle vetture sport e alle gare di durata, dove il debutto è dirompente: alla 24 Ore di Le Mans 1967, in coppia con l’olandese Ben Pon sulla Porsche 906 2 litri, è primo di classe, e un mese dopo lo è anche al Circuito del Mugello con Gijs van Lennep su 911 R.
Ma la stagione più rappresentativa della sua carriera, nonché quella che lo consacra definitivamente come campione, è sicuramente quella del 1968: già a fine gennaio balza alle cronache internazionali con la vittoria del Rally di Montecarlo, ancora su Porsche 911; il weekend seguente è dall’altra parte dell’Atlantico a vincere la 24 Ore di Daytona e, un mese dopo, è a Sebring a concludere come secondo assoluto. A maggio è in Italia dove, in coppia con Umberto Maglioli, firma una delle più belle vittorie mai viste alla Targa Florio, ancora su Porsche, stavolta una 907/8, dopo aver recuperato un ritardo di oltre 18 minuti dovuto a una foratura. Un’impresa che lo renderà benvoluto e amato persino dal pubblico siciliano.
Ancora dopo due settimane vince la 1000 km del Nürburgring. Meno di un mese dopo sfuma per un soffio la vittoria alla 24 Ore di Le Mans, che domina fino a un passo dalla fine, a causa di un guasto alla frizione. E a luglio, come se non bastasse, debutta formalmente in Formula 1 al Gran Premio di Francia, dove riesce a chiudere la gara d’esordio al quarto posto assoluto con una fiacca Cooper T86B sotto una pioggia torrenziale.
Sempre atteso protagonista della Targa, fino al 1971 Elford è al volante delle Porsche più incredibili della storia, dalle 908 alle 917. Nel 1972 arriva invece l’ingaggio dalla nostrana Autodelta per pilotare le Alfa 33. Una stagione che oggi viene ricordata principalmente per l’episodio che gli varrà la nomina a Chevalier de Ordre national du Mérite dal presidente francese Georges Pompidou per il suo “coraggio ed eroismo”: durante la 24 Ore di Le Mans viene sorpassato alla curva Mulsanne da Jo Bonnier su Lola, il quale, nel tentativo di effettuare un altro sorpasso dopo di lui ai danni di una Ferrari, resta coinvolto in un pauroso incidente. Elford segue tutta la scena e, una volta raggiunti i rottami, scende dalla sua Alfa Romeo e si lancia tra le fiamme nel tentativo di salvare i colleghi, che crede siano ancora intrappolati in macchina. Sarà purtroppo un’azione inutile: il pilota della Ferrari è già riuscito a scappare, mentre Jo Bonnier, purtroppo, rimane ucciso sul colpo tra i rottami della sua Lola, schiantatasi contro gli alberi. Il suo gesto resta comunque tra i momenti più belli ed eroici della storia del motorsport.
Il 1972 sarà per lui l’ultima vera stagione; nel 1973 si presenta sempre più di rado in griglia e nel 1974 si ritira ufficialmente dalle competizioni. Dal 1975 torna ai box in qualità di team manager in diverse categorie. Di Vic Elford restano poi diverse tracce anche al di fuori delle corse vere e proprie: nel 1971 prese parte come controfigura, assieme a diversi colleghi, alle riprese del film sulla 24 Ore di Le Mans diretto da Steve McQueen, mentre nel 1972 fu narratore del documentario The Speed Merchants di Michael Keyser. Fu anche autore di libri sulla storia del motorsport e sulle tecniche di guida.
Una vita emozionante, espressione di un grande talento. Che si è spento, all’età di 86 anni, il 13 marzo scorso.