Il Pit Stop di oggi ci racconta di date, nella storia dell’automobilismo, particolarmente ricche di significati, ricordi, ricorrenze. Una di queste è il 7 aprile.
Oggi, nel 1916, nasceva Carlo Felice Bianchi Anderloni, grande designer automobilistico.
Dopo gli studi al Politecnico di Milano, Carlo Felice affianca il padre Felice Bianchi Anderloni nell’azienda di famiglia, la Carrozzeria Touring Superleggera, alla guida della quale gli succede nel 1949. Qui egli firma negli anni diverse vetture iconiche, dall’Alfa Romeo 6C 2500 SS coupé alla Ferrari 166 S “ barchetta”. L’azienda chiude i battenti nel 1966, e Anderloni prosegue la sua carriera in Alfa Romeo. Scompare nel 2003.
Il 7 aprile è poi la data di morte di un autentico gigante dell’industria automobilistica: nel 1947 scompare infatti all’età di 83 anni, nella sua Detroit, Henry Ford. Tra i fondatori della Ford Motor Company, tuttora una delle maggiori case automobilistiche al mondo, nonché tra gli uomini più ricchi della storia, Ford avvia la sua carriera lavorativa nella società elettrica di Thomas Edison, l’inventore della lampadina.
La sua prima vettura, un prototipo di quadriciclo, la realizza nel garage di casa sua, nel giugno 1896. Ford capisce che quella è la sua strada: nel 1899 lascia Edison e viene assunto come ingegnere capo nella Detroit Automobile Company. Nel 1902 si dimette e fonda la Ford, dove applica una delle innovazioni più importanti della storia dell’automobile, la catena di montaggio. Grazie ad essa la famosa e minimalista Ford T diventa la prima ad essere prodotta su grande scala, nonché la prima acquistabile dagli stessi operai che la producono. Ne verranno costruiti 15 milioni di esemplari.
Infine, il 7 aprile ci ricorda la scomparsa di uno dei piloti più amati di sempre: James Clark Jr., “Jim”.
Scozzese, vincitore dei campionati mondiali 1963 e 1965 di Formula 1 con la scuderia Lotus, del BTCC 1964, della 500 miglia di Indianapolis 1965 e di diversi campionati minori, agli esordi Clark si ritrova spesso ad affrontare in pista Colin Chapman, l’uomo che, a bordo delle sue Lotus, lo lancerà nella Formula 1, e con Masten Gregory, uno dei piloti da lui più ammirati, finché non si renderà conto di poterlo battere.
Uno dei migliori piloti degli anni sessanta (ha vinto 25 gran premi su 72), velocissimo, capace di vincere con qualsiasi cosa avesse le ruote, dalla tozza ma letale Ford Cortina Lotus alle monoposto, Jim Clark trova la morte nel 1968 sul circuito di Hockenheim in Germania, durante una gara di Formula 2. Una gara a cui Clark decide di partecipare all’ultimo minuto, rinunciando a correre in patria, nello stesso weekend, la più prestigiosa 500 miglia di Brands Hatch, a cui era già iscritto e dove avrebbe dovuto portare in gara la nuova Ford GT40 Mk IV. Per cause mai del tutto chiarite, Clark esce di pista all’entrata di una curva, ribaltandosi più volte prima di schiantarsi contro gli alberi. Una curva che da allora verrà rinominata “Jim Clark Curve” e dotata di quei guard rail che avrebbero potuto salvargli la vita.