Quella di Ilario Bandini è la storia di un artigiano dell’automobilismo che, come per tanti altri piccoli costruttori, inizia dopo la guerra, ricucendo e rimontando vecchie Fiat tagliate e nascoste alle requisizioni tedesche. Come tanti colleghi della sua epoca, Ilario è anche un buon pilota, che si ritrova a portare in gara le vetture da lui stesso ideate e realizzate. Il Pit Stop di oggi ci ricorda che Ilario Bandini ci lascia il 12 aprile di 29 anni fa.
Negli anni cinquanta diventa concessionario Alfa Romeo e Lancia, mentre le prime Bandini sbarcano negli Stati Uniti, dove si fanno apprezzare per leggerezza e stabilità, grazie ai telai (brevettati) in tubi a sezione ellittica.
In collaborazione con l’importatore italoamericano Tony Pompeo, le Bandini d’oltreoceano corrono e vincono con motori Fiat e Siata nelle categorie 1100 e 1500, mentre nella 750 sfruttano propulsori Crosley che lo stesso Ilario modifica profondamente. Sono le celebri Bandini 750 sport siluro, impegnate sia nella categoria sport che, rimuovendo i parafanghini, nella categoria corsa. E i successi arrivano a raffica, tanto che Bandini in America diventa una celebrità e viene addirittura invitato a trasferire la sua attività oltreoceano.
Da noi invece si corre in salita, in gare prestigiose come la Mille Miglia, nel campionato italiano sport 750 e a seguire in Formula 3, mentre il costruttore sviluppa il suo primo motore bialbero e monta, a partire dal 1957, i primi freni a disco. Anche in Italia, in tutte le categorie in cui corrono, le Bandini occupano sempre le posizioni alte della classifica.
Il 1959 è l’anno della “Saponetta”, la 750 Sport Internazionale, massima evoluzione dei concetti tecnici applicati fino ad allora, mentre i primi anni sessanta sono quelli dei successi in Formula Junior, con motori derivati dalla grande serie ma sapientemente rivisti ed elaborati dal tecnico forlivese.
Gli anni a cavallo tra gli ultimi cinquanta e i primi sessanta sono probabilmente il periodo di massimo fulgore per la Bandini Automobili, poi progressivamente la produzione di vetture si fa più sporadica e anche il mercato statunitense viene abbandonato. Nonostante ciò, a metà del 1981 Ilario riceve dall’Università di New York la laurea honoris causa in ingegneria meccanica, mentre una Bandini viene esposta al Museo Marconi di Los Angeles. In patria, la sua Forlì gli assegna una medaglia d’oro e, a dieci anni dalla sua scomparsa, gli dedica una piazza.
Ilario Bandini muore, ottantenne, nella data di oggi, 12 aprile, di ventinove anni fa.