Pilota simbolo di un’epoca perduta, Hunt è ancora oggi ricordato per lo stile di vita sregolato, amante delle feste, dell’alcol, delle sigarette e soprattutto delle belle donne.
Irruente alla guida al punto da essere soprannominato Hunt “The Shunt” (“Lo schianto”) a causa dei suoi frequenti incidenti.
Ed è ricordato per la grande amicizia-rivalità con Niki Lauda, al quale soffierà la vittoria del campionato mondiale di Formula 1 nel 1976.
A diciotto anni Hunt inizia a correre con le Mini. Nel 1968 passa alla Formula Ford, nel ’69 al campionato inglese di Formula 3, dove inizia a farsi notare.
Nel 1971 è alla March e nel 1973 arriva alla Formula 1, al volante di una March del team di Lord Alexander Hesketh, con la quale debutta al Gran Premio di Monaco.
Nel corso della stagione inanella una discreta serie di piazzamenti e la nomina di miglior pilota britannico dell’anno, che gli valgono la conferma, i due anni seguenti, con la Hesketh Racing.
A seguito di difficoltà economiche della scuderia, per il 1976 Hunt firma con McLaren.
La stagione sembra dominata da Lauda, ma l’incidente al Gran Premio di Germania consente ad Hunt di recuperare punti preziosi.
Nonostante Lauda torni al volante a Monza, dopo soli 42 giorni dall’incidente, Hunt riesce a conservare il vantaggio fino all’ultima gara, il Gran Premio del Giappone sul circuito del Fuji.
La gara si corre sotto un autentico nubifragio: Lauda, nel corso del secondo giro, si ritira a causa della pericolosità delle condizioni, tra le proteste del team e di Ferrari in persona.
Hunt invece prosegue, conquistando il mondiale con un solo punto di vantaggio.
James Hunt corre per McLaren ancora due anni, conquistando, nel 1977, tre vittorie.
Nel 1979 passa alla Wolf, ritrovandosi su una vettura molto poco competitiva. Demotivato e stanco, alla vigilia del Gran Premio del Sudafrica annuncia il suo ritiro, a soli trentun anni.
Da quel momento la sua carriera prosegue come commentatore televisivo per la BBC fino al 15 giugno 1993, quando muore di infarto.