1º agosto 1976: 44 anni fa, durante il Gran Premio di Germania all’”inferno verde”, ovvero il pericoloso circuito del Nürburgring, Niki Lauda resta vittima di uno degli incidenti più famosi della Formula 1.
Di sicuro il più grave della sua carriera, che lo segnerà nel fisico e nello spirito e che influenzerà pesantemente la sua vita sia di pilota che privata.
Favorito in classifica e in lotta per il titolo contro James Hunt, inizia male la gara: perde posizioni preziose a causa della scelta sbagliata delle gomme. Dopo aver montato le slick sulla sua Ferrari riparte cercando di recuperare.
A causa forse anche delle gomme ancora fredde, alla curva Bergwerk, dopo aver perso il controllo della vettura, Lauda centra una roccia a lato del circuito, finendo in fiamme in mezzo alla pista.
Il pilota austriaco resta intrappolato nella vettura in fiamme privo del casco, volato via con l’urto. Solo l’intervento di alcuni colleghi, sopraggiunti nel frattempo, gli permette di sopravvivere al rogo: sono Harald Ertl, Guy Edwards e Brett Lunger, ma è soprattutto l’intervento di Arturo Merzario a rivelarsi risolutivo per estrarlo dall’abitacolo.
Lauda viene trasportato con urgenza in ospedale, le condizioni sono disperate. Non tanto per le gravi ustioni quanto per l’aver inalato i fumi velenosi del carburante in fiamme. Viene dichiarato fuori pericolo soltanto 4 giorni dopo.
Per lui sarà l’inizio di un lungo e faticoso percorso di recupero che lo vedrà tornare in pista, non ancora completamente ristabilito, al Gran Premio d’Italia a Monza dopo appena 42 giorni.