Ma ci siete andati vicino: quella in foto è effettivamente una Chevrolet Corvette, ma carrozzata da Scaglietti, il “sarto” di Maranello. Una storia singolare che inizia nella seconda metà degli anni 50.
Il ricco petroliere americano Gary Laughlin è un gentleman driver, ha la passione per le corse. Ed è il classico e orgoglioso nababbo yankee che non ama perdere. Per questo quando, durante una gara, viene tradito dall’albero motore della sua Ferrari Monza, non la prende bene.
Deluso dalla meccanica italiana e fomentato dal patriottismo, interpella l’amico Carroll Shelby. Gli chiede di realizzare una vettura sportiva che torni buona sia come gran turismo che come auto da corsa, abbinando lo stile e la leggerezza di un’europea alla meccanica “facile” e solida di un’americana. La scelta cade sulla Corvette perché Laughlin è, tra le altre cose, anche proprietario di alcune concessionarie Chevrolet.
Al progetto lavorano Shelby e Jim Hall, fondatore della Chaparral. Grazie all’amicizia con un influente giornalista internazionale, lo stile viene affidato a Sergio Scaglietti, nome già noto per la fruttuosa collaborazione con Maranello. Il carrozziere lavora a forme ispirate alla Ferrari 250 Tour De France, all’epoca sulla cresta dell’onda per stile e risultati sportivi. Solo la calandra, ben riconoscibile, viene ripresa da una Corvette: alla fine è di questo che si parla.
I telai Corvette acquistati e inviati in Italia sono tre, ma solo uno torna in America finito e completo, mentre le altre due arrivano addirittura smontate. Questo a causa delle pressioni di Enzo Ferrari, infastidito e geloso del fatto che il “suo” Scaglietti lavorasse con la concorrenza. Stessa cosa succede oltreoceano, dove anche i vertici di GM fanno pressione per interrompere la collaborazione.
Il risultato è che il lavoro consegnato risulta piuttosto grezzo e scontenta Laughlin. Uno dei due telai superstiti viene comprato da Jim Hall mentre Shelby, anch’egli visibilmente deluso, rifiuta di rilevare il secondo. I tre telai prenderanno così strade diverse, e il resto è storia.