L’Alfa Romeo 33 è uno dei modelli più celebri e ambiti della storia del biscione, sia nelle imbattibili versioni corsa che nella bellissima e rarissima Stradale.
La 33/2 nº 0015, in particolare, nasce per vestire i colori dell’Autodelta. Equipaggiata col consueto motore da 2 litri, col quale gareggia alle 24 ore di Daytona nel 1968, già alla successiva Targa Florio sfoggia un nuovo V8 da 2,5 litri.
Nel 1969 viene venduta alla belga VDS, che la affida a Teddy Pillete. Per quella stagione la rivedremo in pista a Monza, alla Targa Florio, al Nurburgring, a Spa e Le Mans.
Nel 1970 viene acquistata dalla Socoina, importatrice dell’Alfa Romeo in Angola. Corre ancora diverse stagioni prima di essere ceduta a Santos Pêras. È il 1975 e nello stesso anno in Angola scoppia la guerra civile. Per preservarla, la vettura viene chiusa in una grossa scatola di legno e sepolta nel cortile di una casa. Lì rimane, quasi nascosta e quasi dimenticata, per circa otto anni.
Fincé un giorno, uno scambio di informazioni vaghe e fumose tra un uomo d’affari francese bloccato all’aeroporto di Luanda e il suo traduttore locale, porta a una pista e a ben due mesi di ricerche nella campagna locale. Quando la macchina viene ritrovata siamo ormai alla fine del 1983. La leggenda vuole che vi fosse addirittura un cobra nel serbatoio.
Ma è solo nel 1986 che si riescono ad ottenere tutti i permessi necessari per far tornare la macchina in Europa, a bordo di un Hercules. Atterra in Francia, dove attende altri otto lunghi anni prima di vedere l’inizio del restauro, operato da Giordano e Massimo Gambi, due vecchie conoscenze dell’Autodelta.
La 33/2 nº 0015, dopo vent’anni, è così di nuovo a casa, da cui riuscirà totalmente rimessa a nuovo, bella come un tempo. È il 2000 quando il pubblico la vede di nuovo rombare in pista.