In questo infausto 2020 cadono diversi anniversari importanti. Uno tra questi riguarda i 90 anni di Pininfarina che, in collaborazione con ASI, ha in programma di celebrare la ricorrenza con un concorso d’eleganza dedicato nella “sua” Torino.
Quarant’anni fa, nel 1980, Pininfarina festeggiava invece il mezzo secolo di attività con un prototipo decisamente particolare: la Ferrari “Pinin”, concept della prima ed unica vettura a quattro porte nella storia della casa di Maranello, nonché prima vettura dedicata al fondatore della carrozzeria torinese, ben prima della recente “Battista”.
L’idea fu del figlio Sergio, che ottenne da Enzo Ferrari l’autorizzazione a costruire un prototipo non marciante su telaio della 400 GT. Dello stile fu incaricato il designer Piero Ottina, con la supervisione di Leonardo Fioravanti. Ottina disegnò una linea moderna e pulita, caratterizzata da linee tese ed estremamente eleganti, tanto che, al debutto, Luca Cordero di Montezemolo si sbilanciò a definirla la più bella auto di sempre.
Altrettanto eleganti gli interni, totalmente foderati di pelle Connolly beige, con sedili a regolazione elettrica e un impianto stereo supplementare, dotato di cuffie, dedicato ai soli passeggeri posteriori.
La Pinin venne esposta al Salone di Torino, dove fu accolta con entusiasmo, come accadde in diversi altri show internazionali tra il 1980 e il 1981, tanto che per un periodo si valutò anche l’opportunità di produrla in piccola serie. In ogni caso, qualche anno dopo, qualcuno riuscì a portarsi a casa l’unica prodotta: il pilota Jacques Swaters, proprietario della Ecurie Francorchamps e della concessionaria Ferrari Garage Francorchamps.
La vettura passò poi di mano e nel 2005 venne acquista da un collezionista che decise farne una vettura marciante. Si rivolse quindi alla Oral Engineering di Mauro Forghieri, già direttore tecnico Ferrari, che in oltre un anno e mezzo di lavori intervenne pesantemente sotto la pelle della vettura.
Forghieri ne modificò e rinforzò il telaio, montando pure delle sospensioni autolivellanti adatte al lignaggio e alle prestazioni della vettura. Per la meccanica, la scelta cadde sul 12 cilindri boxer da 5 litri della 512 BB, più agevole da montare per il ridotto ingombro in altezza dato dai cilindri contrapposti. Per installare il propulsore fu comunque necessario montare una coppa dell’olio più piccola. Per il cambio, si rimase su quello della 400 GT.
La vettura marciante debuttò nel 2010, poco prima di essere posta all’incanto prima con un prezzo di riserva di 1.000.000 di euro, poi di 500.000 euro, ma in entrambi i casi rimase invenduta. Troverà un nuovo proprietario soltanto nel 2015, sempre negli USA, dove non è infrequente vedere oggi la vettura iscritta ai raduni e ai concorsi d’eleganza più prestigiosi.
Oggi, dopo 40 anni tondi, è ancora l’unica Ferrari “ufficiale” della storia a montare le quattro porte. Fanno eccezione le fuoriserie costruite per alcuni facoltosi clienti, quali ad esempio la 456 berlina costruita per il Sultano del Brunei.