Esattamente 70 anni fa, al Portello si vivono giorni di scompiglio. Si è appena scoperto che, seguendo un bando indetto dal Ministero della Difesa (AR/51, Autovettura da Ricognizione 1951, poi sigla identificativa sia dell’Alfa che della Fiat), gli ingegneri della concorrenza torinese già da diversi mesi sono alle prese col progetto di un veicolo a quattro ruote motrici destinato a sostituire le ormai vecchie Jeep lasciate dagli americani alla fine della guerra.
Fiat e Alfa Romeo sono concorrenti in diversi segmenti di mercato, e un’opportunità come questa non può essere ignorata. Al contrario, per i milanesi deve essere sfruttata per dare prova della propria superiorità ingegneristica.
Giuseppe Busso viene quindi incaricato di realizzare, in meno di un anno, una vettura fuoristrada senza badare a spese e con piena libertà progettuale, purché soddisfi le richieste del Ministero e sia migliore della Fiat.
Tale libertà è data dal fatto che, in realtà, la dirigenza Alfa Romeo non ha nessuna intenzione di produrre in grande serie la vettura, troppo lontana dai canoni dell’azienda. Lo scopo ultimo è quello di dare semplicemente sfoggio delle proprie capacità tecniche.
Capacità che, però, non riguardano minimamente la trazione integrale. Motivo per cui si pensa di partire, per motivi di tempo, dal fuoristrada più evoluto al momento sul mercato, la Land Rover 80. Se ne acquista in segreto un esemplare che viene spogliato e rivestito di una carrozzeria provvisoria; la meccanica viene invece rimpiazzata con quella della 1900 berlina.
A questo segue un nuovo prototipo su telaio progettato in Alfa, con sospensioni anteriori indipendenti e differenziale posteriore bloccabile. I test per valutare lo stress di meccanica e telaio e perfezionare la messa a punto si svolgono in condizioni ideali: i terreni circostanti il Portello sono infatti ancora devastati dai bombardamenti e simulano perfettamente un “terreno di guerra”.
I lavori proseguono, siamo ormai nel 1951 quando arriva un fulmine a ciel sereno: alla Fiera del Levante di Bari Fiat presenta la AR/51 “Campagnola”, bruciando sul tempo l’Alfa Romeo, che ha completato lo sviluppo meccanico ma è ancora indietro con la definizione della carrozzeria.
In Alfa si medita un contrattacco in grado di suscitare lo stesso clamore mediatico: il 16 settembre il prototipo della AR51 viene fatto sfilare a Monza in testa al corteo di auto sportive che apre il Gran Premio d’Italia. E a guidarla c’è nientemeno il campione del mondo in carica, Nino Farina. Pubblico e stampa impazziscono letteralmente, conquistati anche dalle prestazioni vivaci.
Alla presentazione di Monza seguono ulteriori ritocchi allo sviluppo della vettura, sapientemente alternati ad altre azioni promozionali, come le arrampicate sulla scalinata della Basilica di Assisi o sul Monte Stella a Milano, con agilità e prestazioni tali da valerle il soprannome di “Matta”.
La missione è compiuta: in soli 10 mesi Alfa Romeo ha estratto dal cilindro la sua prima fuoristrada, progettando e realizzando da zero cambio, differenziali, sospensioni, sterzo, telaio e carrozzeria, oltre ad aver adattato la meccanica della 1900, dando prova delle proprie capacità tecniche e ingegneristiche.
Il problema dei costi di sviluppo e produzione non si è mai realmente posto per il semplice fatto che non c’è alcuna l’intenzione di produrre la macchina in grandi numeri. E infatti la Matta, ben più potente e sofisticata della rivale Campagnola, alla fine costa parecchio di più.
Tra le tante imprese effettuate dalla prima Alfa 4×4, come la spedizione di quattro mesi in Sud America organizzata dal conte milanese Leonardo Bonzi, c’è anche un precedente insolito. Nel 1952 il Ministero iscrive due Fiat Campagnola e due Alfa Romeo Matta nientemeno che alla Mille Miglia, iscritte in un’apposita categoria e condotte da militari in divisa e in regolare servizio. Le vetture vengono schierate in allestimento regolare tranne che per le ruote stradali e un faro aggiuntivo. L’idea del Ministero è di sfruttare la competizione come test per scegliere definitivamente a quale delle due vetture assegnare la fornitura per le Forze Armate.
A spuntarla facilmente è l’Alfa, col suo 1900 da 65 cavalli, arrivata a Brescia con oltre 40 minuti di anticipo sulla prima Campagnola, più parca ma anche più fiacca col suo propulsore da 53 cavalli derivato dalla berlina 1400. E sarà proprio la maggior economia nell’acquisto e nella gestione a far sì che il Ministero alla fine scelga la Fiat. Di quell’avventura restano tuttora tracce nella 1000 Miglia rievocativa: ogni anno 10 vetture “militari” vengono ammesse alla gara e competono per uno speciale trofeo.
In parallelo l’Alfa Romeo studia anche una versione civile della vettura, modificata in alcuni dettagli. Il prototipo viene collaudato al Tour de France 1952, dove assiste la squadra italiana di ciclismo, vincitrice col campionissimo Fausto Coppi. Denominata AR/52, la versione Civile della Matta viene prodotta tra il 1953 ed il 1955 in 154 esemplari.