In questo periodo si fa un gran parlare di Youngtimer, sempre più “trend topic” tra i collezionisti e gli appassionati di motorismo storico. Questo perché, al di là dell’annosa questione dei benefici fiscali e della diatriba su cosa meriti di essere salvato e cosa no (per una volta evitiamo di addentrarci in tale spinosa questione), quello delle Youngtimer è un concetto “relativo”, ovvero non legato a categorie e modelli.
Per definizione infatti, quello di “youngtimer” è un valore puramente anagrafico: un veicolo collezionisticamente interessante (con tutte le sfumature che questa definizione porta con sé) di età compresa, con un piccolo margine di elasticità, tra 20 e 30 anni. Concetto relativo quindi perché in costante evoluzione, dato che ci saranno sempre delle Youngtimer, e saranno, in futuro, modelli sempre nuovi e diversi, che volta per volta vestiranno questa definizione in maniera transitoria.
E proprio in questa sua temporaneità sta la particolarità di tale categoria, così difficile da inquadrare e incasellare tra le tante forme di collezionismo automobilistico: un’auto anteguerra resta un’anteguerra, così come una vettura da rally resta sempre tale, e così un’utilitaria o una spider o una supersportiva. Una youngtimer, invece, lo è solo per una decina d’anni.
Quello delle Youngtimer è un mondo discusso anche perché rappresenta la porta d’ingresso al mondo del motorismo storico; è una sorta di limbo in cui la vettura può essere storica o semplicemente “usata” in base allo stato di conservazione, alla sua diffusione ma, soprattutto, all’uso che se ne fa. Sono quelle auto che puoi trovare in vendita in fiera e, uscendo, anche nel parcheggio, assieme alle altre auto di uso quotidiano. Eppure, nonostante la loro apparente normalità, eccezion fatta ovviamente per i modelli più rari e pregiati, queste giovani storiche sono sempre più popolari e chiacchierate e, soprattutto, apprezzate. Lo dimostrano principalmente tre elementi meritevoli di considerazione.
1 – La rivalutazione
C’è un fattore incontestabile che sancisce il passaggio da auto usata a collezionabile: l’inversione della curva di svalutazione. Tra venti e trent’anni solitamente la tendenza alla perdita di valore di un’automobile si arresta, assestandosi su un valore minimo o, addirittura, imboccando una risalita. Più l’auto è desiderabile, prima arriva questa inversione di tendenza. Nel caso delle cosiddette “instant classic”, ovvero le vetture di cui è più chiaramente prevedibile un futuro collezionistico, questo momento cruciale può arrivare anche prima dei vent’anni.
2 – Le aste
Basta sfogliare una rivista di settore o le pagine web che riportano i risultati delle più prestigiose aste internazionali di auto storiche per rendersi conto che la presenza di modelli ventennali è sempre più consistente e che, spesso, alcuni modelli rientrano addirittura nella top ten. Alcuni esempi recenti: l’incanto parigino firmato Artcurial di fine ottobre ha visto, tra le top lot, al terzo posto una Porsche 911 Speedster del 1989, al sesto una Shelby del 1999 e al decimo una Ferrari 456, sempre del 1999, mentre le due auto più costose vendute a novembre dalla casa d’aste online Catawiki sono state una Porsche 911 Turbo serie 993 e una Ferrari 355 GTS: due youngtimer, appunto. Ma non solo: RM Sotheby’s ha in programma, in concomitanza con l’evento parigino di Retromobile, l’incanto di 11 youngtimer di prestigio. Un’autentica asta nell’asta, denominata evocativamente “Youthquake”.
3 – Le fiere
Che il pubblico delle Youngtimer è in crescita lo dimostra la scelta, da parte degli operatori del settore, di puntare su di esso per rilanciare gli eventi fieristici, che ultimamente vivono una stagione non facile sia a livello nazionale che europeo; basti pensare che nel 2018 anche giganti come Retromobile a Parigi, Retro Classic a Stoccarda e Technoclassica ad Essen hanno visto scricchiolare la loro solida reputazione di mostre mercato dove si vende sempre, tanto e bene. E quindi per il 2020 le fiere nostrane provano a correre ai ripari puntando proprio sul collezionismo “giovane”: Automotoretrò a Torino celebrerà l’universo delle “giovani auto d’epoca” con una retrospettiva sulle icone che esaltano le più originali tendenze stilistiche ’80 e ’90 e rievocano le imprese sportive più eclatanti di quegli anni, mentre è notizia proprio di queste ore che anche Verona Legend Cars sta lavorando ad una grande festa per il pubblico e a una mostra tematica incentrate proprio su questo tema, in collaborazione con la rivista specializzata…”Youngtimer”!
Perché ci piacciono tanto?
Ma a parte suscitare e soddisfare l’immancabile effetto nostalgia sui quarantenni di oggi, cos’hanno di così interessante queste “matricole” del motorismo storico? Proviamo a scavare un po’ oltre la superficie.
Per cominciare sono probabilmente le ultime automobili capaci di regalare piacere di guida “senza filtro”, con una presenza di dispositivi elettronici ridotta al minimo o, comunque, non eccessivamente invasiva; sono ancora auto “da guidare”. Ma, nonostante questo, riescono a regalare un’affidabilità prossima a vettura moderna: anche dopo un mese o più di stop, con un giro di chiave siamo in strada senza eccessivi patemi.
Mettendo un attimo da parte (ma solo un attimo) il “politically correct” e, ahimè, la coscienza ecologista, ricordiamoci pure che le youngtimer sono le ultime vetture “pre euro”, e cioè quelle ancora pensate e progettate senza troppi vincoli dettati da classi di emissioni e consumi. E, non ce ne vogliano gli ambientalisti, questa cosa al volante la si percepisce tutta.
Infine, sono auto pensate ancora per un pubblico analogico, pre-smartphone, ovvero per persone che si sedevano in macchina predisposte esclusivamente alla guida, con un sottofondo musicale come massimo della distrazione. Oggi in macchina si telefona, si naviga, si lavora; l’evoluzione del prodotto automobile è ovviamente condizionata da questi nuovi modelli comportamentali e quindi l’auto fa di tutto per permetterci di fare altre cose: si parcheggia da sé, sta in strada da sé, mantiene la distanza di sicurezza… insomma si guida da sé. Questo vuol dire che le youngtimer di domani, già lo sappiamo, ci piaceranno e ci coinvolgeranno irrimediabilmente meno di quelle di oggi.
Le imperdibili (ancora per poco)
E poi, last but not least, tra le youngtimer si trovano un sacco di belle cosette: auto divertenti e “facili” che ancora si riesce a portar via anche con poco. Qualche esempio? Oggi una Golf GTI prima serie (prodotta tra il 1976 e il 1983) viaggia oltre i 10.000 euro, oltre i 20 nel caso delle primissime col paraurti “corto”, ma una bella seconda serie, di poco più recente, più veloce e comunque disegnata da Giugiaro, un’autentica best seller della sua epoca, viene via per meno della metà. Una vera e propria bandiera degli anni 90, due lustri che hanno sancito la piena maturazione del segmento (nato proprio con la Golf GTI) delle “hot hatch”, le compatte sportive, regalandoci pezzi notevoli come la Renault Clio Williams, Peugeot 106 GTI e Rallye, Alfa Romeo 145 Quadrifoglio Verde, Ford Fiesta RS Turbo e tante altre piccole bombe il cui rapporto prezzo/divertimento ad oggi non ha eguali sul mercato. Discorso a parte meritano le outsider come Lancia Delta Integrale e Ford Sierra Cosworth (quella col “pinnone”), che viaggiano già da tempo su altre latitudini.
Ma non è finita: con l’arrivo della Mazda MX-5 (1989, e dal 1990 in Europa) è risorto l’agonizzante settore delle piccole spider, che alle soglie degli anni 90 vedeva a listino praticamente solo la vecchia Alfa Romeo Spider: l’ultimo decennio del novecento si è così popolato di tante belle sportive scoperte come Mercedes SLK, BMW Z3, Fiat Barchetta, Porsche Boxster, Honda S2000, ripopolando i listini di auto sfiziose come non se ne vedevano dagli anni sessanta.
Gli anni novanta consacrano poi un altro settore “cult” per gli appassionati, quello delle supersportive travestite da auto per famiglie: Lancia Thema Ferrari, Volvo 850 T5-R, Audi RS2, Subaru Impreza STI, BMW M3 sono solo alcuni dei tanti lupi travestiti da agnelli che all’epoca facevano sognare grosse berlinone anche all’automobilista più smaliziato.
Per chiudere in bellezza, è impossibile non citare le supersportive: Ferrari F50, Bugatti EB110, Honda NSX, Lamborghini Diablo, Aston Martin DB7, ovvero le classiche “poster car” di quegli anni, che abbordabili non lo sono mai state, perché autentiche “instant classic” già da nuove. Eppure, ricordiamolo, quando si parla di youngtimer si parla anche di loro.
Tirando le somme, quello che è chiaro è che nell’attuale panorama del motorismo storico, in cui stiamo vivendo il primo momento di stasi dopo anni di crescita esponenziale, le Youngtimer rappresentano l’elemento di maggior freschezza e interesse per i collezionisti, soprattutto i più giovani, gli under 35, che per la prima volta si affacciano a questo mondo in cerca dell’auto che sognavano di guidare da adolescenti o neopatentati e che magari oggi possono permettersi di acquistare. E per il settore questo è un passaggio cruciale, sia per rivitalizzare un mercato che forse ultimamente ha tirato un po’ troppo la corda, sia per favorire un passaggio generazionale auspicato da sempre e mai realmente sostenuto da iniziative concrete.
Dite la vostra
Ma chi sono davvero gli appassionati di Youngtimer? Qual è il loro pubblico? Cosa lo accomuna? E perché piacciono? Cosa li distingue, se li distingue, dai collezionisti di storiche? Diteci la vostra, magari raccontandoci aneddoti o esperienze particolari, scrivendo a media@adrenaline24h.com. Selezioneremo le storie più interessanti e singolari, cercando di tracciare insieme a voi il profilo dello “youngtimerista”, l’appassionato di oggi che sarà il collezionista di domani.
Michele Di Mauro