Di Lorenzo Montagner, bibliografo e conservatore del Museo Tazio Nuvolari
La scomparsa di John Surtees ci porta a ricordare la sua straordinaria carriera e a pensare a quanto siano rari sportivi capaci di essere vincenti nelle moto così come nelle auto. È successo appunto a Big John, unico iridato con le moto, sette i titoli mondiali conquistati con MV Agusta tra il 1956 e il ’58 nelle 350cc e 500cc, e Campione del Mondo di Formula 1 su Ferrari nel 1964. Ma molti altri hanno iniziato la loro carriera con le due ruote affinando così una sensibilità di guida, visti i risultati, propedeutica al volante. Vengono alla mente gli esordi motociclistici di Alberto Ascari (su motociclette Bianchi), ancor prima quelli del sassone Bernd Rosemeyer, pilota delle Auto Union Grand Prix di Porsche, per non parlare di quelli di Achille Varzi su Sunbeam e, soprattutto, di quelli di Tazio Giorgio Nuvolari.
Sì, perché spesso si dimentica che Nuvolari è stato il “Valentino Rossi ante-litteram” capace di conquistare le folle con le sue vittorie sulle piste italiane ed europee con le motociclette più varie.
Tazio, anzi Giorgio Nuvolari
L’esordio di Nivola avviene l’ultimo giorno di primavera del 1920 con una Della Ferrera Corsa al Circuito di Cremona e al via della gara, che già si fregia del titolo di Circuito Internazionale, ci sono ben due Nuvolari, entrambi iscritti con la lettera iniziale G. Uno è Gottardo, cugino di Tazio, l’altro è Tazio, ma si firma con il suo secondo nome, Giorgio, lo stesso nome del figlio primogenito. Nessuno dei due Nuvolari ha particolare fortuna in quella gara: Tazio si ritira per un problema tecnico, ma soprattutto Gottardo non correrà mai più o almeno non restano tracce di altre sue gare. Tazio, ormai ventottenne e già padre di famiglia è invece deciso a recuperare il tempo perduto dopo il primo conflitto mondiale.
Ma la prima vittoria in carriera si fa attendere e Nivola deve affrontare una gavetta lunghissima durante la quale alterna gare d’auto e moto. Poi, contrariamente a quanto si può leggere su alcune biografie che riportano come sua prima vittoria il Circuito di Busto Arsizio del 1923, il 5 novembre 1922 Tazio ottiene la sua prima splendida affermazione davanti al pubblico di casa, al Circuito di Belfiore, ai comandi di una Harley Davidson.
Personalità che affascina
Di quei primi anni in moto restano classifiche, date, nomi di motociclette e cilindrate, ma scavando più a fondo s’intercetta la testimonianza del giornalista della Gazzetta dello Sport, Renato Tassinari: oltre ad essere una delle penne più fini e sensibili di quel periodo, Tassinari è il primo a intuire la grandezza del “personaggio Nuvolari” scrivendo già nel 1930, una biografia del pilota mantovano, una delle prime in assoluto su un personaggio sportivo dal titolo “Nuvolari. Ricordi di vita rapida”. Queste le sue parole pubblicate nella biografia oggi un’autentica rarità. “S’inizia la stagione motociclistica del 1923, e Nuvolari, ormai incasellato tra i piloti mediocri, partecipa al Circuito di Rapallo dove si classifica terzo; lo ritroviamo a Perugia dove scompare prima che termini la lotta. È annunciato a primavera avanzata il Circuito di Belfiore; il Moto Club Mantovano fa le cose in grande, i giornali illustrano l’importanza dell’avvenimento sportivo ma non considerano per nulla la presenza di Nuvolari.
L’incontro con Nuvolari a Mantova
Tazio stupisce Tassinari già nel 1923 per carattere, per impeto, per audacia. “Giunsi a Mantova il sabato sera, alla vigilia febbrile del circuito e non avevo ancora messo il piede giù dal gradino del vagone che tre giovanotti si avvicinarono con far misterioso e mi chiesero un po’ incerti: “Lei è il signor Tassinari della Gazzetta?”. “Sì, perché?”. “Perché allora è prudente che non esca dalla stazione per la via normale, sa, l’aspettano fuori, sono in tanti e non sarebbe per lo meno prudente affrontarli così irritati”. Rimango interdetto e sorpreso, non so di aver commesso nulla di così terribile conto lo sport Mantovano per aver provocata quella poco benevola attesa e ripenso all’articolo interminabile, tutto forbito di superlativi e chiedo: “Ma non sono stati contenti dell’articolo?”. “Si cioè no, non molto: quelli del Moto Club Mantovano, e anche noi del resto abbiamo rilevato che nel suo articolo non fa nemmeno il nome di Nuvolari”. Nel frattempo avevamo scavalcato la fila dei binari e dalla parte opposta della siepe, fuori dalla stazione scorsi una vettura che ci attendeva. Non potei trattenermi e chiesi: “Ma chi è Nuvolari?”. Due mi guardarono con evidente disprezzo, pentiti certo di avermi tratto in salvo dai fanatici ammiratori del campione già tanto amato e il terzo giovanotto, un brunetto magro, si mise a ridere e disse: “Nuvolari sono io, e ha fatto bene a non scrivere nulla di me sul giornale, aspetti che vinca, e sono sicuro che vincerò parecchie volte; i miei amici sono tutti più balenghi di me e vedrà che a conoscerli si finisce per mettersi d’accordo e far baldoria”. (…) Il giorno dopo non potei fare a meno di seguire la corsa di Nuvolari con particolare attenzione e il futuro asso compì un giro veloce davvero spettacoloso e col quale rivelò di possedere una classe non comune”.
Tazio, Campionissimo prima di Fausto
Nuvolari corre con qualsiasi motocicletta: dalla Borgo alla Della Ferrera, dalla Frera alla Garelli, ma anche Indian, Harley Davidson, Sarolea, Norton prima di diventare pilota di punta della Bianchi. L’attività di Nivola, dal 1920 al 1930, anno del passaggio alla Scuderia Ferrari come pilota ufficiale, è senza sosta e ogni fine settimana Tazio scende in pista con una vettura o con una motocicletta e i giornali scomodano persino il Rigoletto di Verdi: per Tazio, una moto o un’auto pari sono. Per l’Italia a motore della fine degli Anni Venti, Nuvolari, prima di diventare per Gabriele D’Annunzio il Mantovano Volante, è semplicemente il Campionissimo. Un soprannome che la stampa legherà anni dopo ad un altro grande gigante dello sport italiano e mondiale come Fausto Coppi.
Lorenzo Montagner
ADRENALINE24H