Quarant’anni fa debutta una delle Renault più interessanti di sempre. Basti dire che dall’inizio degli anni sessanta alla fine degli anni ottanta solo due vetture della casa francese non avranno per nome un numero.
E di queste, la Fuego sarà l’unica ad azzardare addirittura un nome spagnolo. Per quanto fuori dagli schemi, nemmeno la coraggiosa Espace oserà tanto.
La Fuego nasce come sostituta dei modelli 15 e 17 (177 in Italia per motivi scaramantici), la coppia di coupé derivata dalla Renault 12. Responsabile dello stile è Robert Opron, ex talento di Citroën, che riprende alcuni disegni di Michel Jardin.
Proprio il design è uno dei pezzi forti della Fuego, vettura spaziosa ma anche filante e proporzionata. La formula due volumi “lunghi” riprende lo schema delle R15-R17, aggiornata con l’uso del grande lunotto avvolgente / portellone.
Una soluzione già vista sulla Porsche 924 e che, proprio per questo, varrà alla Fuego il soprannome di “Porsche dei poveri”.
Ma le particolarità estetiche della Fuego sono tante, dalla fascia nera in materiale plastico rigato che “segna” la linea di cintura ai paraurti in plastica estesi alla parte bassa dei parafanghi, alle maniglie porta scavate nella fiancata. Soluzioni riprese in futuro da tanti altri modelli della casa francese e non solo.
Grazie ai test in galleria del vento, per la prima volta applicati a una quattro posti di grande serie, la sagoma della Fuego è armoniosa e aerodinamica, le forme tondeggianti e dolci hanno un che di avveniristico in un periodo in cui le auto sono disegnate con riga e squadra.
Anche gli interni seguono lo stesso linguaggio formale, con i sedili sportivi a petalo con poggiatesta integrato (anche questi ispirati alla 924) e una plancia a due colori tono su tono, coordinati alla carrozzeria. Persino il volante è in materiale plastico bicolore.
Le dotazioni sono anch’esse originali e di livello superiore, con il tergicristallo lato guida a pantografo, lava/tergi fari, alzacristalli elettrici, tetto apribile elettrico, volante regolabile, interni in pelle, computer di bordo, condizionatore d’aria e servosterzo.
È anche la prima auto di grande serie a montare chiusura centralizzata con telecomando e comandi audio al volante.
La nuova coupé viene sviluppata sulla base della Renault 18, berlina media di successo lanciata nel 1978.
La presentazione alla stampa è datata gennaio 1980 e si tiene a Jerez de la Frontera, in Spagna, mentre quella al pubblico avvenne nel febbraio, al Salone dell’automobile di Ginevra.
Le vendite partono da marzo e, nel triennio 1980-82, la Fuego è la coupé più venduta in Europa.
La meccanica è per buona parte ripresa dalla Renault 18, quindi motore anteriore longitudinale, trazione anteriore e, inizialmente, due motori benzina a quattro cilindri in linea, un 1.4 e un 1.650, abbinabili a ben tre trasmissioni: manuale a quattro o cinque marce il primo, manuale a cinque marce o automatico a tre il secondo.
In seguito arrivano un due litri aspirato da 110 cavalli, un 1.565 turbo da ben 132 cavalli, lanciato sull’onda dei successi Renault in Formula 1, e persino un turbodiesel due litri da 88 cavalli e 175 cavalli, che consegna la Fuego agli annali come una delle prime coupé di serie con questo tipo di motorizzazione e come la più veloce turbodiesel della sua epoca, con una velocità massima prossima ai 180 all’ora.
Nonostante abbia conosciuto un ottimo successo sia in Europa che in America, oggi trovare una Renault Fuego è difficile, trovarne una bella è un’impresa. E questo, unito alle quotazioni ancora molto abbordabili, la rende una storica da collezione che val la pena salvare.