Se non fosse per il virus che ha monopolizzato la vita di tutti noi, probabilmente in questi giorni staremmo festeggiando, assieme alla Pasqua, i 70 anni della Formula 1.
In attesa di tornare a guardare le corse del presente, celebriamo questo importante anniversario ricordando il primo Gran Premio d’Italia, svoltosi sul circuito di Monza il 3 settembre 1950 su una distanza totale di 504 km su 80 giri.
Per il nostro Gran Premio nazionale si tratta della ventunesima edizione, ma la gara è particolarmente attesa in quanto settima ed ultima prova del primo campionato di Formula 1, ed è una gara decisiva. Le famose 3F delle corse, ovvero Farina, Fangio e Fagioli, sono tutte ancora in corsa per il titolo iridato. A questo si aggiunge la suspance data dall’incerta partecipazione della Ferrari, che solo all’ultimo minuto si presenta con due vetture affidate ad Alberto Ascari e Dorino Serafini sulle nuove 375 da 330 cavalli.
Alfa Romeo pure approfitta della gara di casa per far debuttare le nuove 159, condotte da Fangio, Farina, Sanesi e Taruffi. La vettura è un’evoluzione della 158, pure presente in griglia di partenza. Molto più potente della Ferrari, (si parla di oltre 420 cavalli), l’Alfa è però penalizzata da consumi proibitivi, nell’ordine di quasi 2 litri a chilometro.
Al via il più veloce è Farina, seguito da Fangio e Sanesi. Ascari parte male ma, al termine del primo giro, ha già recuperato diverse posizioni ed è in seconda posizione, seguito da Fangio, Sanesi, Taruffi e Fagioli. Il duo di testa allunga sempre più, aumentando il vantaggio ad ogni giro quando, al quindicesimo passaggio, tra l’ovazione del pubblico Ascari sorpassa l’Alfa di Farina e passa in testa per alcuni giri, fino a quando la rottura di un cuscinetto del ponte non lo costringe al ritiro, consegnando la testa della gara a Farina.
Ma la gara non è avara di colpi di scena: pochi giri dopo anche Fangio è costretto a rientrare ai box a causa della rottura del radiatore, salvo poi rientrare in pista a bordo dell’Alfa di Taruffi, pratica all’epoca consentita dal regolamento. Lo stesso farà Serafini, alla guida della seconda Ferrari, cedendo la propria vettura, in quarta posizione, ad Ascari.
Per Fangio, autore del giro più veloce ad oltre 190 all’ora di media, è comunque una giornata sfortunata: dopo una decina di giri è costretto a fermarsi definitivamente per problemi al motore, vedendo quindi sfumare definitivamente la possibilità di aggiudicarsi il mondiale, mentre Ascari continua la sua rincorsa a Fagioli nella speranza di guadagnare almeno il secondo posto, strappato all’avversario quando questi si ferma ai box per il rifornimento.
Anche Farina più avanti si ferma per il pit stop, ma il vantaggio da lui accumulato è talmente ampio da permettergli di mantenere la posizione e vincere gara e mondiale. Una vittoria tutta tricolore, con un podio interamente composto da piloti e vetture italiani.