Tazio Giorgio Nuvolari, nato a Castel d’Ario (Mantova) il 16 novembre 1892, muore nella giornata di oggi di 67 anni fa.
Nessun’altro sarà come lui. Campione delle due e delle quattro ruote, inizia a correre solo nel 1920, quando ormai è prossimo ai trent’anni.
In moto conquista 69 vittorie (36 assolute, 33 di classe di cilindrata), 1 titolo di Campione d’Europa (1924), 2 titoli di Campione d’Italia (1924 e 1926), 3 primati internazionali di velocità. Con la sua fida Bianchi 350, spesso e volentieri riesce a battere anche gli avversari che guidano moto di 500cc.
Anche il passaggio alle quattro ruote arriva piuttosto tardi. “Nivola” inizia a correre in proprio con successo, tanto da farsi notare dall’Alfa Romeo, che gli affida una vettura ufficiale per la Mille Miglia del 1930.
Il grande Tazio dimostra subito di che pasta è fatto, dominando la gara ad oltre 100 km/h di media, su strade che sono poco più che piste sterrate. Il mito del Mantovano Volante cresce di gara in gara.
Nuvolari è l’uomo da battere sui circuiti di tutto il mondo: Europa, Africa e America, alla guida di Alfa Romeo della Scuderia Ferrari, Maserati e Auto Union ma corteggiato da tutti gli altri.
Tazio Nuvolari è quello che vince sulle mastodontiche Auto Union che guida, lui, piccolo e minuto, guardando la strada attraverso l’enorme sterzo; è quello che corre a Torino senza volante; è l’italiano che in America vince l’incredibile Coppa Vanderbilt; è ancora quello che ammutolisce i gerarchi nazisti facendosi beffe delle “frecce d’argento” e vincendo in Germania su una vecchia Alfa Romeo.
È il primo “divo” della storia dell’automobilismo, la star che viaggia su un aereo privato ma che conserva un animo sensibile, che esprime attraverso la sua passione per la fotografia.
È il pilota che corre abbigliato con la propria “griffe”: il marchio con le sue iniziali e la tartaruga regalatagli dal Vate, Gabriele D’Annunzio.
Ma è anche l’uomo che alterna tanta fortuna in pista a tanta sfortuna nella vita: a nove anni di distanza l’uno dall’altro perde entrambi i figli, Giorgio e Alberto, ambedue diciottenni, per malattia.
E muore, l’11 agosto 1953, quando è ancora all’apice della popolarità, per crisi cardiaca dopo essere stato egli stesso vittima di un lento declino fisico.
La carriera automobilistica di Tazio Nuvolari conta 92 primi posti (55 assoluti, 37 di classe), la vittoria del Campionato d’Europa del 1932, 3 titoli di Campione italiano assoluto (1932, 1935, 1936), 2 primati internazionali di velocità, 101 giri più veloci (42 in moto, 59 in auto).
Ferdinand Porsche lo definì «il più grande pilota del passato, del presente e dell’avvenire». Aveva ragione. Tanti grandi piloti seguiranno nel tempo, da Fangio a Senna a Schumacher. Nuvolari è stato qualcosa di diverso. È stato un precursore, un pioniere, un modello da seguire e a cui ispirarsi. Un uomo piccolo nella statura ma di grande talento e coraggio.