Laureato in Ingegneria Meccanica all’Università di Roma, nella vita collabora spesso e volentieri alla progettazione e alla realizzazione di veicoli, a partire dalle moto Rondine C.N.A. e Gilera, con le quali conquista personalmente numerosi primati.
Non solo: il pilota romano nel giro di pochi anni registra anche diversi brevetti di invenzione, tra cui quello di un cambio per bicicletta denominato Tarf. Tarf, contrazione del suo cognome, sarà lo stesso nome utilizzato dalla “Volpe Argentata” per il suo progetto più ambizioso: il Bisiluro.
Il Bisiluro è un’auto da primato, realizzato quando, dopo la fine della seconda guerra mondiale, riprendono le attività sportive su strada. Il Tarf racchiude e concretizza il patrimonio di esperienze sportive, aerodinamiche e tecniche raccolte da Taruffi in oltre 10 anni.
L’idea è di realizzare un veicolo a quattro ruote che abbia le prestazioni di una moto carenata, e l’ingegnere romano lo attua accoppiando due “scafi”, l’uno per il propulsore e l’altro per il pilota.
Il principio seguito è quello secondo cui due sezioni frontali ridotte (quelle di due moto, per intenderci) avrebbero opposto una resistenza all’aria molto inferiore rispetto a quella di una comune automobile.
Sfruttando la sua conoscenza dei motori motociclistici Taruffi crea la prima auto con meccanica di moto, un modello costruttivo che tornerà di moda diverse volte in seguito, ragionando sul fatto che, fino ad allora, nessuna automobile aveva raggiunto la velocità di una motocicletta di pari potenza.
I primi tentativi di stabilire dei nuovi record si tengono alla fine di novembre 1948 sulla Bergamo-Brescia con una vettura motorizzata Guzzi 500, e portano alla conquista dei primi 6 record.
Nel 1951 viene prodotta una seconda versione del Tarf, aggiornata in alcuni particolari e con meccanica Gilera, con l’obiettivo di stabilire altri record di velocità nella Classe Internazionale.
Ne seguono altri all’inizio dell’anno successivo sulla via Appia, che valgono al Tarf la conquista dei primati sui 50 e 100 chilometri, sulle 50 e 100 miglia e della distanza sull’ora.
Risultati migliorati ancora tra il 1954 ed il 1957 sul circuito di Monza, più indicato per quel tipo di sfide.
Il Tarf dimostra coi fatti che le intuizioni di Taruffi sono esatte, raggiungendo velocità non pari ma addirittura superiori a quelle di una moto con propulsori di pari caratteristiche.
L’esempio del Tarf verrà infatti ripreso da altri prototipi da record con caratteristiche simili.
Per Taruffi sono ben 22 i record internazionali di velocità conquistati tra il 1948 e il 1957; il picco massimo di velocità registrato è superiore ai 310 km all’ora!
Oggi il Bisiluro Tarf è conservato e visibile al MAUTO – Museo dell’Automobile di Torino.