La Carrera Panamericana, seppur corsa per sole 5 edizioni, è entrata di diritto nell’olimpo delle grandi corse automobilistiche.
Svoltasi dal 1950 al 1954, si sviluppava per oltre 3000 km, tra i 100 e i 3200 metri di altitudine, attraverso l’intero territorio messicano, dal confine statunitense a quello guatemalteco.
Nonostante la volontà iniziale del Governo Messicano di celebrare la conclusione dei lavori del tratto messicano della strada Panamericana e favorire il traffico turistico dal nord, la gara si rivelò lunga, difficile e selettiva.
Questo a causa principalmente della lunghezza del tracciato ma anche per la pericolosità del percorso, per le strade dissestate, per i frequenti assalti di malviventi e per i morti lasciati sul campo tra i piloti, spettatori e passanti.
Gli organizzatori, su pressione delle case costruttrici americane che volevano promuovere le vendite in Sudamerica, avevano posto il limite d’iscrizione alle sole vetture che avessero già superato i 500 esemplari prodotti, escludendo di fatto tutte le principali vetture da corsa europee.
Ciò non è sufficiente a scoraggiare l’Alfa Romeo, che presenta due “6C 2500 Sport Freccia d’Oro”, modello anteguerra costruito in serie. L’inatteso e temuto schieramento italiano solleva la protesta degli altri partecipanti, che ne richiedono la squalifica e minacciano il proprio ritiro. La richiesta viene respinta.
La prima edizione parte esattamente 70 anni fa, venerdì 5 maggio 1950: 132 le vetture al via da Juárez verso sud, fino a El Ocotal. In mezzo, 5 giorni di viaggio e 2.178 miglia, con un dislivello di oltre 3000 metri che richiede continui aggiustamenti alla carburazione.
Degli equipaggi partiti, arrivano alla fine solo 47. A vincere sarà l’americano Hershel McGriff, su una vecchia Oldsmobile pagata appena 1.800 dollari e gommata con pneumatici stradali a fascia bianca d’occasione, pagati 12 dollari. McGriff vincerà oltre 17.500 dollari, metà dell’intero montepremi.
Dietro di lui due Cadillac e, in quarta e ottava posizione, le due Alfa rispettivamente con Taruffi/Ceroli e con Bonetto/Bonini, con motori dalla cilindrata pari a meno della metà delle americane.
Un segnale allarmante per i programmi propagandistici delle grandi case automobilistiche statunitensi, che infatti nelle edizioni successive scompariranno dal podio ottenendo risultati sempre più scarsi.
Tanto che saranno proprio loro ad essere additate della responsabilità della cancellazione della gara a sole cinque edizioni, nonostante l’enorme successo e la visibilità internazionale garantita al Messico. La motivazione ufficiale sarà invece l’elevato numero di incidenti mortali.