La piemontese Ada Pace è la campionessa alla quale tutte le successive donne pilota devono parte delle loro carriere e dei loro successi.
Nata a Torino nel 1924, fin da giovane si dedica allo sport: pallacanestro, atletica, tiro a segno, dimostrando subito doti all’epoca considerate “da maschiaccio” e un sano spirito competitivo. È però solo dopo la guerra che approda alle gare motoristiche quando, in sella ad una Vespa, partecipa ai trofei monomarca organizzati dal Vespa Club.
E si mette subito in mostra, al punto da ricevere un ingaggio ufficiale da Piaggio, che le affida uno scooter col quale Ada gareggia in diverse competizioni importanti, dalla “Sei Giorni” alla “Mille Chilometri”.
Le auto arrivano nel 1950, ma i primi risultati sono deludenti sia per la scarsa esperienza che per la poca competitività dei mezzi. Il primo successo da pilota automobilistico arriva, a sorpresa, il 21 aprile 1951. Ada è alla partenza della Torino – Sanremo su una vecchia ma prestante Fiat 1500 6C, con la quale, contro ogni previsione, chiude la gara in prima posizione.
L’evento costituisce un precedente scomodo sia per gli organizzatori che per la sua famiglia: l’eventualità di una vincitrice donna non è infatti prevista dal regolamento, e si pone il problema di inviare una ragazza nubile al podio tra una calca (tutta maschile) di piloti, meccanici, giornalisti e fotografi. Un autentico affronto per la rigida etichetta morale dell’epoca.
L’empasse viene superato con la Pace che arriva al podio in auto, scortata dalla madre in atteggiamento vigile e circospetto, dove l’attende la direzione di gara con un mazzo di fiori.
Corsa dopo corsa, Ada Pace conquista una sua fama tutta particolare. Se prima viene notata per il solo fatto di essere una donna che prova a fare cose “da maschio”, nel giro qualche mese balza agli onori della cronaca perché quei maschi, spesso e volentieri, li batte. Un affronto non tollerabile per tanti piloti del tempo che, altrettanto spesso e volentieri, sporgono reclamo.
In difesa della Pace interviene, nel 1957, Renzo Castagneto, uno dei “moschettieri” fondatori della Mille Miglia. Al termine del Circuito di Lumezzane, dove Ada è ancora prima assoluta e Castagneto è commissario tecnico, l’ennesimo reclamo porta alla decisione di sottoporre a verifica le vetture sia della Pace che dei secondo e terzo classificati, autori delle rimostranze. L’esito è spiazzante: la macchina della Pace risulta regolare, mentre vengono qualificate le altre due.
Ma la lezione non basta: alla Coppa d’Oro ACI del 1960, al Circuito di Modena, Ada è ancora prima ma il secondo e il terzo, pur non presentando reclamo, scelgono di disertare la prestigiosa premiazione pur di non apparire “secondi” a una donna che, per di più, si fa beffe di loro.
Dal carattere deciso e battagliero, Ada Pace spesso “decora” le sue vetture applicando la scritta “Sayonara” (arrivederci in giapponese) al posto della targa posteriore, tanto per far capire al sorpassato di turno che non si sarebbero rivisti prima di fine gara.
E la storia si ripete talmente spesso che “Sayonara” ne diventa in breve tempo il soprannome, fino a diventare il suo pseudonimo ufficiale. Questo le consente di disputare diverse gare addirittura due volte, iscrivendosi come Ada Pace in una categoria e come Sayonara in un’altra.
È il caso ad esempio della Aosta-Pila del 1959, a cui partecipa come Sayonara nella categoria Gran Turismo a bordo di una Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce e come Ada Pace nella categoria Sport su una Osca 1100 Sport, con la quale vince la gara e stabilisce il record del tracciato.
La sua carriera va avanti senza sosta: nel 1958 vince la Trieste-Opicina, nel 1960 la celebre Targa Florio nella categoria 1100 sport, nel 1961 è ancora prima di categoria alla Stallavena-Boscochiesanuova, dove segna un record rimasto imbattuto.
Nella stessa stagione entra nella squadra corse del Portello, per la quale corre con le Giulietta SZ ufficiali. È proprio una Giulietta che, a Monza, la tradisce: alla fine del rettilineo Ada viaggia a 200 all’ora quando la coppia conica della vettura cede e la fa volare via.
L’auto si cappotta, Ada resta intrappolata dentro a vettura capovolta mentre le piove benzina nell’abitacolo. Prima che arrivino i soccorsi, riesce a spostarsi nella parte posteriore dell’auto, sfonda il lunotto a gomitate e sgattaiola via poco prima che la macchina vada in fiamme.
È lo stesso 1961 in cui, durante una sessione di prove sul circuito di Modena, perde davanti ai suoi stessi occhi il fidanzato Giulio Cabianca, anch’egli famoso pilota; da quel giorno correrà esclusivamente col casco rosso regalatole da Giulio poco prima.
Tante saranno ancora le prove di astuzia e forza d’animo di Sayonara: a metà della 1000 km del Nürburgring del 1964, a bordo di una Lancia Flaminia Sport Zagato della Squadra Corse HF Lancia, si rompe l’acceleratore. Ada riesce a recuperarne il cavo e a guidare fino ai box tirandolo con le mani, anche se tagliando i guanti e ferendosi.
Sarà con l’incidente al Rally dei Fiori del 1965, durante il quale si schianta contro un autocarro, che Sayonara decide di chiudere definitivamente con le corse.
Proseguirà con esibizioni o gare di regolarità, alle quali è invitata in virtù del suo talento, della sua carriera e di un palmarès impressionante su due e quattro ruote, che include la vittoria di ben sei campionati nazionali di velocità in categoria Gran Turismo (dal 1957 al 1962), cinque in categoria Sport (dal 1958 al 1962) e i campionati italiani 1953, 1954 e 1956 di Gincana con la Vespa, nella classe 125.