Dal 4 al 9 febbraio è andata in scena, in quel di Parigi, la 45a fiera, o forse è meglio dire mostra, di Retromobile, ed è stata probabilmente una delle migliori di sempre per il livello e la qualità dei veicoli esposti.
Negli anni la rassegna francese ha fatto del suo posizionamento “alto” la sua particolarità: non è la mostra più grande o quella in cui si vende di più, ma è sicuramente quella in cui il collezionismo tocca i suoi vertici assoluti. E d’altronde i quasi 200.000 visitatori accorsi a Port de Versailles parlano chiaro.
Anche per questo è stato un vanto, per l’ASI e per l’Italia tutta, allestire una delle esposizioni più ammirate dell’intero evento: dieci straordinari esemplari unici della Collezione ASI Bertone, ospitati in una retrospettiva dedicata alla celebre carrozzeria torinese. Una piccola parte dell’intera raccolta, certo, che ricordiamo annovera ben 79 pezzi tra veicoli completi e funzionanti, telai e modelli di stile, ma comunque un numero cospicuo di prototipi e concept car selezionati per raccontare oltre trent’anni di evoluzione dello stile italiano applicato all’automobile. E non è stato facile: come molti sanno, sulla collezione vige una nutrita lista di vincoli e divieti, per cui anche solo spostare temporaneamente i singoli mezzi al di fuori dei confini nazionali richiede una serie di autorizzazioni e complesse pratiche burocratiche. Ma a conti fatti, possiamo affermarlo senza timore di smentita, ne è valsa la pena. Per tutti coloro i quali non erano a Parigi, lo ricordiamo, la collezione nella sua interezza è normalmente visibile al Museo Volandia di Malpensa.
Dalla Autobianchi Runabout del 1969 alla Opel Filo del 2001, passando per la Suzuki Go e la Citroën Camargue del 1972, la Ferrari Rainbow del 1976, la Volvo Tundra del 1979, la Chevrolet Ramarro del 1984, la Citroën Zabrus del 1986, la Lamborghini Genesis del 1988 e la BMW Pickster del 1998, lo stile Bertone ha stupito ancora; “progetti molto diversi tra loro per tipologia e finalità d’uso, ma accomunati dalla stessa visione estremamente futurista e fuori dagli schemi” recita la nota stampa diffusa da ASI, e pensiamo sintetizzi al meglio quello che è stata la carrozzeria Bertone nei suoi anni di maggior fermento creativo. Una mostra che non ha mancato di attirare l’attenzione della stampa internazionale oltre che di un pubblico vasto ed eterogeneo, tra cui si contano anche i designer Piero Stroppa e Marc Dechamps, entrambi legati a doppio filo alla storia dello stile Bertone.
Ma scopriamo insieme le dieci vetture scelte da ASI per Retromobile 2020.
Bertone Runabout (1969)
Nel 1969 Bertone scelse la briosa meccanica dell’Autobianchi A112 per presentare una stravagante barchetta a cuneo, una delle prime con questa linea, dove spiccano i proiettori all’altezza dei montanti e i due gusci da cui è composta. La soluzione di rovesciare la meccanica di una “tutto avanti” come la A112, servì come banco di prova per la Fiat X 1/9.
Suzuki Go (1972)
Fra i progetti più eclettici di Bertone negli anni ’70, c’è sicuramente la Go del 1972, un originalissimo veicolo polivalente adatto al trasporto di una motocicletta. In pratica una “chiatta” su 4 ruote dal disegno filante e sottile. La meccanica era motociclistica: 750 cc da 67 CV e gruppo differenziale-invertitore con trasmissione a catena brevetto interno di Bertone.
Citroën Camargue (1972)
Bertone realizzò numerosi prototipi su basi Citroën. Uno di questi fu la Camargue su base della berlina GS: un’elegante hatchback 2+2 con lunotto degradante arricchito dalle due lunette di vetro separati dall’imponente roll-bar. L’anteriore era invece impreziosito dal parabrezza curvo, tipico dei suoi modelli in quegli anni.
Ferrari Rainbow (1976)
Dopo il modello di serie 308 GT4 già realizzata da Nuccio (una delle prime Ferrari non disegnate da Pininfarina), Bertone si lancia in un esercizio di stile sullo stesso telaio. Il risultato è l’avveniristica Rainbow, una “targa” che fa scivolare il tetto dietro gli schienali dei sedili. La linea è compatta e filante, molto segmentata, a tratti volutamente disarmonica: un vero e proprio taglio netto con le linee del passato.
Volvo Tundra (1979)
Oltre alla collaborazione per veicoli di serie, quella con Volvo portò anche alla definizione, nel 1979, del prototipo Tundra, sviluppata sulla meccanica della 343 (motore di 1.397 cc per 70 CV). La vettura è un coupé compatto basso e largo con linee tagliate di netto molto moderne tanto che, diverse “trovate” stilistiche, verranno poi riprese da modelli successivi di Bertone, non solo Volvo (è fortissima la somiglianza con la Citroen BX). Belli i cristalli al vivo.
Chevrolet Ramarro (1984)
Uno dei grandi obiettivi di Nuccio Bertone fu di carrozzare un telaio Chevrolet Corvette con alcuni criteri ritenuti rivoluzionari. Ci riuscì nel 1984 con la Ramarro, una vettura sperimentale dove il motore veniva “sezionato” spostando radiatore e condizionatore al posteriore. Questo permise agli stilisti maggiore flessibilità nel realizzare un design modernissimo tipicamente Bertone: la linea è un grande cuneo che influenza l’intero design.
Citroën Zabrus (1986)
Sulla base della BX a trazione integrale, Bertone realizzò una moderna 2 volumi di linea sfuggente e affilata a cui fa da contraltare un posteriore avvolgente. Dalla vettura furono poi presi numerosi stilemi apparsi sulla successiva ZX mentre rimasero esercizio di stile le grandi porte apribili verso l’alto.
Lamborghini Genesis (1988)
Per l’ultima dream car su base Lamborghini, Bertone scelse di estremizzare il concetto di station wagon di lusso presentando la Genesis, in pratica una casa viaggiante equipaggiata da un V12 da 455 CV posteriore. Meraviglia destarono le porte anteriori incernierate al centro del tetto, le due posteriori apribili a compasso e gli interni modulabili. La vettura poi, pur essendo di aspetto imponente e massiccio, vantava un Cx invidiabile.
BMW Pickster (1998)
Una carrozzeria bassa e larga non si addice a un pick-up, ecco perché l’esercizio di stile su telaio e motore BMW (6 cilindri di 3.152 cc per 320 CV) fu provocatorio: frontale aggressivo (reso più accattivante dalla doppia colorazione), grandi ruote da 21” e piano di carico piatto accerchiato da linee sinuose e dal vistoso alettone.
Opel Filo (2001)
Per introdurre la tecnologia drive by wire, nuovo rapporto uomo-macchina realizzato in collaborazione con SKF (eliminata la pedaliera), la Bertone presenta la Filo (con marchio Opel), una monovolume compatta dalle linee nette e dal padiglione luminoso ed esteticamente piacevole, che influirà i modelli futuri della Casa tedesca (Meriva).
Michele Di Mauro