PAVIA-SANREMO 1957…………. quando lo zio Cece …..…….
San Remo, la perla della riviera di ponente, è sempre stata una delle mete più ambite dai lombardi grazie al suo clima mite ed alla sua posizione geografica posta all’estremo lembo della Liguria, molto vicino a Monte Carlo, vero paradiso mondiale della mondanità. Oltrepassare l’Appennino prima dell’avvento delle moderne autostrade, era uno scoglio duro e difficile da superare ma che premiava i viaggiatori con l’apparire del mare ed il cambiamento radicale del clima. Proprio per tali difficoltà nel 1907 il quotidiano milanese “La Gazzetta dello Sport”, diede vita ad una gara ciclistica che divenne una delle massime competizioni sportive del mondo: la Milano-Sanremo. Ma già l’anno prima l’Automobile Club Milano aveva pensato a San Remo organizzando una delle prime manifestazioni motoristiche di regolarità che, con alterne fortune, si svolse abbastanza regolarmente fino al 1973. Ma sono gli anni cinquanta che portarono San Remo alla massima popolarità grazie al neonato Festival della canzone italiana che abbinato al suo rinomato Casinò, fece della cittadina ligure la nostra Monte Carlo. San Remo divenne anche terra di motori con il Circuito di Ospedaletti, il Rally dei Fiori divenuto poi Rally d’Italia e quindi Rally di Sanremo a porre la città ligure sulla scena mondiale dell’automobile.
Nel mondo della regolarità, oltre alla già Milano-Sanremo, conosciuta anche come Trofeo Campari, San Remo è stata negli anni cinquanta la degna meta d’arrivo di molteplici gare a carattere nazionale e di club. Infatti la città dei fiori era al centro di un calendario annuale ricco di appuntamenti. Ad aprire il calendario rivierasco era la Pavia-Sanremo che si teneva a febbraio mentre a marzo erano la Novara-Sanremo e la Asti-Sanremo che precedevano la manifestazione dell’Automobile Club Milano, valida per il Campionato Italiano della specialità. Nel mese di aprile si svolgevano invece l’Alessandria-Sanremo e la Coppa Riviera di Ponente che si disputava da Genova a San Remo. Tutte queste manifestazioni si sviluppavano attraverso percorsi diversi, spaziando dai Passo dei Giovi e del Turchino, dal Sassello al Colle di Cadibona, dal Melogno fino ai lontani Colli S. Bernardo e di Nava con unica meta la capitale dei fiori. Anche la neonata rivista Quattroruote nei suoi primi anni, provava le nuove vetture delle varie case automobilistiche, su di un circuito che da Milano, via Torino, raggiungeva San Remo prima di per ritornare nel capoluogo lombardo.
Per rivivere un’edizione di quei mitici anni cinquanta ci affidiamo alla testimonianza lasciataci da un gentleman dell’epoca, Cesare Bisio, lo Zio Cece, pavese doc, una vita dedicata alla sartoria quando ancora gli abiti si confezionavano su misura.
Il racconto ci porta al 1957, quando l’Automobile Club Pavia, nella persona del suo presidente, Carlo Saglio, diede vita ad una nuova edizione della Pavia-Sanremo.
I ricordi dello Zio Cece iniziano da sabato 14 febbraio, quando oltre ottanta iscritti prendono il via da Piazza Castello, sede dell’Automobile Club, posto di fianco al maestoso castello Visconteo ed all’imbocco di Strada Nuova, salotto buono della città.
Topolino, 1100, 1400, Aurelia, Appia, nonché le prestanti Alfa 1900 e Giulietta, sono le vetture più numerose ma non mancano un nugolo di 600 a dimostrazione del successo dell’ultima nata di casa Fiat.
Il cronometro spacca il secondo ed ogni concorrente può scegliere una media variabile dai 40 ai 50 km. orari.
“La nostra vettura è una Fiat 1100/103 del 1955, perfetta, rodaggio ultimato, gomme con fascia bianca, colore verde scuro. Il navigatore sceglie di tenere la media dei 50 orari.
Per noi pavesi gli avversari da battere sono i milanesi della Scuderia “Madunina”, ma serrata sarà anche la lotta interna tra gli amici del Caffè Demetrio capeggiati dal Giuliano Ravizza, futuro fondatore della Pellicceria Annabella.
La nostra partenza avviene attorno alle 9,30 ed il primo tratto poco impegnativo, lascia spazio ad una conversazione su quello che faremo a San Remo, sul Casinò ed alle immancabili donne che magari troveremo. I tratti cronometrati sono pochi ed a Tortona ci attende il primo controllo orario con relativo spuntino.
Man mano che ci inoltriamo sulla camionabile che porta verso la Liguria, la preoccupazione dell’orario comincia a farsi sentire e l’attenzione è rivolta al contachilometri ed al cronometro.
Come per tutti i concorrenti l’attesa è per il mare, il quale ci accoglie con un grigio opaco ed assolutamente calmo. Il gran sole della riviera è assente.
Dopo Genova la strada si snoda bellissima fra palme e fiori, lungo il litorale di ponente; una sosta a Varazze, all’albergo Genovese, con la speranza di vedere il campionissimo, Fausto Coppi, che si sta allenando con la squadra. Restiamo delusi, è fuori in allenamento.
Dopo il controllo si riparte ed il motore della nostra 1100 ritorna sotto tiro sulle brevi salite che preludono a discese altrettanto impegnative. Capo Berta, Capo Mele, la concentrazione è al massimo ed il cronometrista scandisce i secondi. Occorre accelerare, prima di compiere l’ultimo chilometro a media fissa.
La sera sta calando ed all’orizzonte il cielo si tinge di rosso, l’atmosfera diviene violetta ed il mare di piombo.
Si arriva a San Remo, dopo la tensione dell’ultimo tratto cronometrico. All’arrivo calcoliamo quattro secondi di scarto, ma la giuria ne dichiara quattordici. Il mio amico cronometrista mastica diversi improperi nei confronti del suo strumento, ma io sorrido alla sua piccola delusione; qualcuno aveva spaccato il secondo……”
L’indomani, la gara sul circuito di Ospedaletti, per il chilometro a tempo imposto, avrebbe detto la parola decisiva.
L’albergo Excelsior, grandissimo e signorile, raccoglie la “truppa” per la cena; grande cordialità fra i concorrenti e qualche discorso di prammatica, breve ad onor del vero. Intervengono anche il Dott. Adriano Morsetti per il Comune di San Remo che ricorda i trascorsi universitari pavesi, mentre ospite d’onore è la signorina Liliana Feldmann della RAI, appassionata del volante, in compagnia del fidanzato, dott. Riva, che si è dimostrato uno dei migliori partecipanti.
La cena si conclude attorno alle 22,30 e sparge poi i concorrenti tra il Casinò, le prove del percorso sul chilometro e le camere da letto per un buon sonno ristoratore. Noi facciamo una capatina al Casinò che ci ripaga con una piccola vincita della delusione sportiva e ci permette di anche di ammirare le bellissime signore presenti.
L’indomani mattina, con il vento che sferza il mare, si riprende il via per l’ultimo difficilissimo tratto: in salita ed irto di curve. Non tutti partono, alcuni preferiscono il letto dopo essersi dilungati troppo fra i tavoli verdi del Casinò.
Il percorso, pur breve, ci consente un leggero recupero nella classifica, ma le curve ed i tornanti sono davvero micidiali per tutte le vetture rimaste in gara.
La sera, verso le 19, mentre sul Corso di S. Remo, gli archi floreali del Carnevale, sono piegati dal vento, la commissione riunita per l’assegnazione dei premi consegna sei coppe e quattro medaglie. Dieci premi in tutto di cui otto sono destinati alla Scuderia Madunina, che si è presa la parte del leone.
Sesta assoluta si classifica Goffreda Cambieri che, pur con la febbre, si aggiudica anche la Coppa delle dame ed una bella borsa in pelle.
Per noi pavesi una sconfitta che brucerà per l’intero anno anche se, con il Giro della Provincia in maggio e la Pavia-S. Vincent in ottobre, avremmo modo di restituire ai milanesi quanto tolto.
Una bella mangiata di pesce ed una nuova serata al Casinò concludono la giornata e lunedì mattina presto lasciamo la perla della riviera per rientrare nella nebbia del nostro Ticino.”
Il racconto di questa edizione sfuma tra la nebbia di Pavia. Mi sembra di rivedere ancora lo Zio Cece, quando già novantenne, guardava dalla finestra la sua Piazza Vittoria, oggi isola pedonale e sgombra dalle macchine e con un sospiro ricordava quegli anni, quando per molto tempo si parlava al bar di sotto, dell’impresa di quella Pavia-Sanremo, forse con più foga e più passione di chi abbia corso la Parigi-Dakar, ma in quegli anni San Remo era distante ed arrivarci era davvero un “viaggio”, sia pur bello ed affascinante, ma sempre un “lungo viaggio”…………………..
Fulvio Negrini
ADRENALINE24H