Anni ’70, rombo di motori, l’Italia dettava legge….c’era iniziativa, fermento, …..odore di motori…..adrenalina….Fulvio Negrini, ci racconta la nascita del Rallye dell’Isola d’Elba.
Grazie a Fulvio Negrini
ADRENALINE24H
ELBA I MIEI PRIMI 10 ANNI
Quando la polvere si sollevava nascondendo gli scenari magici di uno dei rally più duri…….
La ritirata di Russia e la disastrosa guerra di Spagna, costringono Napoleone alla resa sancita con il trattato di Fontainebleau dell’11 aprile 1814 che gli assegna l’Elba come principato. Arrivato in rada il 3 maggio con la fregata “Undaunted”, Napoleone viene accolto con entusiasmo dalla popolazione. E’ lo stesso entusiasmo che gli abitanti dell’isola dimostrano il 16 febbraio 1968 quando la prima macchina lascia la pedana di Portoferraio per dare vita all’epopea del Rally dell’Elba. L’evento stravolge subito la vita dell’isola in quell’anno, “il sessantotto”, che stravolgerà l’intera nazione e il mondo. Si è appena concluso il Festival di Sanremo con il trionfo di Sergio Endrigo ma già l’aria nuova dei “cappelloni” sul palco del salone delle feste, annuncia che sta per finire un’era. All’incrocio per la strada di San Pietro gli abitanti del paese attendono il passaggio delle macchine con un filo di timore verso l’evoluzione dell’isola avviata sulla strada del turismo di massa. Sono gente semplice, pescatori, agricoltori, gente abituata alla tranquillità ed alla pace dei luoghi che si vedono lungo quella strada di San Pietro che porta al bivio verso Portoferraio.
Alfetta GTV Pittoni-Zappia 1977L’idea di un rally nella piccola isola arriva di forza, decisamente voluta da Sergio Bettoja, noto albergatore sostenuto dell’Automobile Club di Livorno e da quel signore che è stato il “Rally dell’Elba”, Dado Andreini. La bellezza dell’isola fatta di strade militari, strette dal fondo in macadam, circondate da paesaggi panoramici su di un mare immensamente blu, diventano il biglietto da visita di una gara che entrerà con diritto fra le maggiori corse della specialità.
Al via della prima edizione a Portoferraio si presentano in quaranta.
Per dare più risalto alla corsa, si escogita il sistema di attribuire ai concorrenti solo i numeri pari, pertanto è la Fulvia HF ufficiale n. 2 di Pinto-Harris, versione speciale dotata di motore da 1.400cc, a dare il via a questa edizione inaugurale davanti ai migliori piloti del momento come Taramazzo, Gualtrucco, Gray, Stefani, Genta, Ceccato, Cavallari e Tecilla. Il rally presenta 28 prove speciali tutte in terra, 44 controlli orari e 28 a timbro per un totale di 1.240 chilometri di cui la metà di notte. Le speciali, dal fondo impossibile, portano i nomi di Monte Perone, Segagnana, Volterraio, Parata e Costarella, quest’ultima una discesa stretta a schiena d’asino senza protezione su di uno strapiombo che unisce Marciana a Marciana Marina.La prima tappa è una lotta fra la Fulvia di Pinto e la Porsche 911di Taramazzo che però deve arrendersi alle prime luci dell’alba per guai alle sospensioni. Poco dopo anche la Fulvia, già in difficoltà per la rottura del montante del parabrezza e del pianale dovute alle forti sollecitazioni, finisce fuori strada sulla prova del Monte Perone. Al termine della prima tappa è l’esperto Arnaldo Cavallari, in coppia con Dante Salvay, a giungere primo a Portoferraio seguito dalla rivelazione Amilcare Balestrieri. Pinto, Paganelli, Ceccato, Gray e Mannucci chiudono nell’ordine. Al via della seconda tappa si presentarono solo in 17 e la battaglia riprende più dura di prima considerato il fondo stradale ,già “maltrattato” dai passaggi precedenti. Alla fine è Arnaldo Cavallari con la Fulvia del Jolly Club a centrare il successo davanti a Ballestrieri-Audetto con la R8 Gordini e a Polli-Tampolli con la Fiat 124 berlina. Dietro Ceccato-Bariani e Gray-Eisendle con le 124 Spider e Mannucci-Scabini con la Fulvia HF.
Fiat 124 Giubar-Scalabrini 1970Dopo il clamore e la durezza della prima edizione, la seconda del 1969 si presenta come una riprova verso la consacrazione dell’isola nel panorama rallistico. In programma il 3 e 4 ottobre, vede ancora pochi iscritti, 41 di cui 38 partenti con il campionato già assegnato nelle mani di Sandro Munari. Questo però non toglie l’ultima sfida per la vittoria in gruppo 1 dove Ceccato con la Fiat 125 e Paganelli con la Fulvia sono ancora in lotta. Due le tappe divise da un “riposo” di sole sei ore. Le prove sono 28 tutte rigorosamente in terra e la lotta è ristretta tra Fiat e Lancia. All’inizio è Sandro Munari a dettare legge vincendo a Costarella, Segagnana e Volterraio mettendosi alle spalle i compagni di squadra Ballestrieri e Barbasio. Alcide Paganelli tiene bene ma nella quarta speciale esce di strada dando a Ceccato ed alla sua Fiat 125 la vittoria di gruppo 1. A questo punto la gara non ha più storia pur con Ballestrieri, in ritardo per una foratura, che da l’anima per raggiungere Munari e Barbasio che chiudono nell’ordine la prima tappa. La seconda tappa vede sempre le tre Lancia al comando fino quando Munari “salta” un controllo pagando oltre 1 minuto. Passano così in testa Barbasio-Mannucci che presto lamentano problemi al cambio. Dietro Ballestrieri e Munari lottano da leoni ma alla fine per sole 16 penalità Barbasio si aggiudica questo secondo Rally d’Elba precedendo Ballestrieri e Munari. Alle spalle delle Lancia Sonda e Ceccato con le Fiat 125, Polli, Rubbieri e Berselli con le 124 Spider. Dei 38 partiti solo 14 terminano la gara.
Renault R8 Gordini Ballestrieri-AudettoIl terzo atto va in onda il 2/3/4 aprile 1970 e presenta un parco partenti di 58 vetture con Fiat e Lancia che si devono difendere dallo squadrone Alpine con le micidiali berlinette A110 affidate a Nicolas ed Andruet. Le Fulvia, ora in versione 1600, vengono assegnate a Ballestrieri, Rattazzi e Barbasio mentre le Fiat 124 Spider
sono per Paganelli e Trombotto anche se iscritte da Jolly Club e 3 Gazzelle come le 125 di Ceccato, Tecilla, Bisulli e Sonda. La terza edizione del Rally dell’Elba scatta alle ore 21 di giovedì 2 aprile e sulla prima prova, Costarella, tutti rientrano nel tempo imposto mentre sulla seguente, Innamorata, solo Nicolas sta nel tempo. Dopo Volterraio, nella ripetizione dell’Innamorata, Nicolas mette in fila Barbasio, Rattazzi e Paganelli mentre Ballestrieri rompe una ruota mettendosi di “traverso” e causando un ritardo a Trombotto ed a Rattazzi con Andruet che, nel tentativo di passare, ammacca tutta una fiancata e Polli che centra un paracarro per evitare l’ingorgo. Dopo nove controlli orari solo 45 vetture sono rimaste in gara ridotte a 43 nella successiva prova di Cavo con l’abbandono di Sundberg e Bossetti con le Fulvia HF. L’irruenza di Andruet si ripete con tre tamponamenti a Pianta che non gli da strada “buttandolo” fuori al terzo “colpo”.
Opel Kadett 1968 Gargini- BianchiA Sugagnana il miglior tempo è di Barbasio mentre nella ripetizione di Costarella, Trombotto esce di strada ma viene prontamente rimesso in corsa dalla “compagnia della spinta”. La prova seguente è quella del colpo di scena che vede le due Alpine fermarsi con il medesimo problema: polvere nei filtri dell’aria. A questo punto è Barbasio che chiude la tappa davanti a Paganelli, Bisulli, Ceccato e Rattazzi. A mezzanotte si riparte con 36 equipaggi superstiti. Barbasio ritorna a menare le danze vincendo alcune speciali e consolidando il primato su Alcide Paganelli. La gara giunge al termine con Barbasio primo davanti a Paganelli. Ma i colpi di scena non terminano dopo l’arrivo. I commissari verificando le Fulvia di Barbasio e di Rattazzi, scoprono rinforzi non previsti. Immediata scatta la squalifica. Ad aggiudicarsi il 3° Rally dell’Elba sono così Alcide Paganelli e Nini Russo con la Fiat 124 Spider davanti alle 125 di Ceccato, Bisulli, Tecilla e Sonda ed alla 124 Spider di Trombotto. La prima Fulvia HF è quella di Squillace-Bettini noni in classifica.
Fiat 125 1970 Ceccato-EisendleSono ben 85 i partenti della quarta edizione in calendario il 1/2/3 aprile del 1971. Il Rally dell’Elba è ormai una realtà e per la prima volta viene adottata la numerazione normalee annullando la tradizione di patron Dado Andreini che voleva solo i numeri pari al via. Alle 22 la Fiat ufficiale di Paganelli-Russo scende dalla pedana seguita da altri 84 concorrenti fra cui una notevole presenza di stranieri. Da Portoferraio partono Ragnotti con la Opel Kadett gr.2 preparata da Simon, la R8 Gordini di Marzagol, la Fulvia del duo femminile “Christine”-“Biche”, la BMW 2002 di Wambold, le Volkswagen Maggiolone di Janger e Fischer oltre al il belga “Didi” con la 124 Spider. La gara si svolge in due tappe da 627 km. l’una ma con solo sette prove per giro in quanto le cattive condizioni meteo hanno costretto gli organizzatori a rivedere il percorso. La prima speciale, Falconaia, vede subito la Fulvia HF di Barbasio davanti alle due Fiat 124 di Ceccato e Paganelli mentre esce di strada Ballestrieri. Sotto una pioggia battente ed una marea di fango Paganelli vince la seconda speciale, Segagnana, davanti alle Fulvia di Barbasio e Luca di Montezemolo. Un guasto alla pompa della benzina mette fuori corsa “Christine” che blocca diversi concorrenti in un tornante.
Lancia Fulvia HF 1968 Pinto-HarrisAl Volterrario la vittoria arriva per la Volkswagen Maggiolone 1600 di Janger che precede Montezemolo e Ragnotti. Il doppio passaggio sulla Falconaia non cambia la classifica mentre a Segagnana è Montezemolo a dover abbandonare per la rottura dello sterzo. All’arrivo della prima tappa Barbasio è primo inseguito dalle 124 Spider di Ceccato e Trombotto. Solo in 29 prendono il via per la seconda tappa e già nella prima prova abbandonano Ragnotti, Pittoni e Fischer. Per la Fiat è ormai certa la vittoria ma sulla Falconaia, Ceccato rompe la frizione e Smania con la 125 ufficiale si ferma per guai alla batteria. Per fortuna Luciano Trombotto viaggia senza problemi e vincendo al Volterraio si aggiudica con merito questo 4° Rally dell’Elba. Il podio è tutto di Casa Fiat con Tecilla-Lipizer e Bisulli-Zanuccoli sulle 125 secondi e terzi. Quarto Taufer con la Porsche 911 che precede la Fulvia di Bossetti iscritta dalla scuderia 3 Gazzelle ma assistita direttamente dalla Lancia. Ancora una volta la “legge dell’Elba” è micidiale con solo 20 equipaggi all’arrivo degli 85 partiti.
Fiat 125 1970 Bisulli- ZannuccoliIl 5° Rally dell’Isola d’Elba va in scena il 6/7/8 aprile del 1972 con 106 partenti fra cui i migliori piloti del momento e tanti privati forse galvanizzati dallo splendido successo di Munari-Mannucci al recente Rally di Montecarlo. La sfida è concentrata come sempre tra Fiat e Lancia con quest’ultima che porta a Portoferraio ben quatto Fulvia gruppo 4 per Munari, Ballestrieri, Barbasio e Kallstrom ed una gruppo 3 per Giacomo Pelganta, giovane speranza di casa nostra. La Fiat risponde con sei 124 Spider per Pinto, Trombotto, Paganelli, Bisulli, Smania e per la fortissima Donatella Tomiz. Una settima vettura è iscritta nella Scuderia CSAI per un altro promettente giovane: Maurizio Verini. Warmbold è ancora al via con la solita BMW 2002 come il corso Marzagol quest’anno con un’Alpine A110 della scuderia Giraglia. Le prove speciali in programma sono 26 e tutte massacranti dal fondo completamente in terra. Le prime non creano problemi mentre alla terza Sandro Munari si ritira per la rottura di un giunto. Ballestrieri è in giornata positiva e tiene la testa fino alla undicesima speciale dove rompe il cavo dell’acceleratore e paga tre minuti. Anche in casa Fiat le cose non vanno bene con già quattro vetture ufficiali ferme. Fuori anche la BMW di Warmbold sulla quarta speciale. Al termine della prima tappa al comando c’è Trombotto inseguito da Janger e Barbasio. Quarto è Ballestrieri che precede Kallstrom, Verini e Ceccato, primo del gruppo 1 con la 128 Coupè. Alla ripresa delle ostilità Barbasio sferra un potente attacco a Trombotto mentre si fermano Ballestrieri, rottura del supporto motore e Pelganta con la coppa dell’olio a pezzi. Il finale di gara vede il grosso recupero di Barbasio su Trombotto che, navigato sempre da Enrico, si riprende bene cogliendo il secondo successo consecutivo all’Elba. Per la Lancia resta solo la soddisfazione del secondo e terzo posto con Barbasio e Kallstrom mentre Verini chiude quarto davanti a Janger e alle fortissime Tomiz-Mamolo prime nel femminile. Il gruppo 1 va a Ceccato-Bertollo con la Fiat 128 Coupè mentre Bossetti vince il gruppo 3 con la Fulvia della 3 Gazzelle.
Wolkswagen 1302 1973 Warmbold- HaggbomPer la sesta edizione dell’Elba sono in 89 i partenti e per la prima volta la corsa è valida anche per il Campionato Europeo. Al via ci sono i migliori piloti con la Lancia che schiera tre Fulvia nella nuova livrea Marlboro per Munari, Pregliasco e Ballestrieri. La Fiat risponde con le nuovissime 124 Abarth 1800 per Paganelli, Pinto, Verini, Barbasio e Bisulli e la Volkswagen con quattro Maggioloni da 1600cc per Warmbold, Trombotto, Fischer e Janger. Fra i partenti anche le “ufficiali” Fiat 124 Special T per Smania ed Ormezzano e le Simca Rally 2 di Besozzi e Trucco oltre alle nuove Opel Ascona 1900 SR preparate da Conrero per Brai e “Boss” oltre l’inedita Beta Coupè gruppo 5 di Chicco Svizzero. La gara si articola su due tappe con diciannove speciali, alcune in asfalto. Sono Pinto e Bernacchini su Fiat 124 Abarth i primi a lasciare la pedana di Portoferrario verso la prova di Monte Poppe dove vince Bisulli davanti a Warmbold e Paganelli mentre Munari, Pinto e Verini sono tutti quarti a pari merito. Sulla Falconaia sono ancora le Fiat a vincere con Paganelli mentre la prima Fulvia è quinta con Ballestrieri. Nel tratto successivo brutta avventura per Marin-Bond la cui Fulvia finisce in mare senza conseguenze per i piloti. Sulla Falconaia-Monte Cavo si arrendono le Fiat di Bisulli e Verini. Con l’arrivo dell’alba e la prova di Monte Castello, Alcide Paganelli mette tutti in riga come fa Ballestrieri sulla successiva S. Martino. La classifica è un duello fra Ballestrieri e Paganelli ma nella prova di Monumento, Paganelli-Russo si trovano un camion di gelati contromano e la prova viene annullata.
Fiat 124 Spider 1970 Paganelli- RussoSi riprende da Monte Castello dove Paganelli vince davanti a Warmbold mentre la successiva Falconaia è fatale Ballestrieri, coppa dell’olio rotta e a Pregliasco che capotta. A questo punto è rimasta solo la Fulvia di Munari che infila una serie di vittorie mentre sulla ripetizione della Falconaia tocca al leader Paganelli abbandonare con il differenziale rotto. Gli fa compagnia anche Lele Pinto da tempo in difficoltà con la frizione. Al termine della prima tappa le squadre sono decimate con Barbasio primo e Munari secondo davanti al “gruppo” dei Maggioloni condotti da Warmbold, Fischer e Trombotto. Dopo solo sei ore di sonno i trenta equipaggi rimasti ripartono per la seconda tappa che costringe gli organizzatori ad annullare tre dei quattro passaggi sulla Falconaia causa il fondo ormai distrutto. Inizia a piovere e questo è fatale alla Volkswagen di Fischer che esce rovinosamente di strada mentre la lotta è ora tra Munari e Warmbold. Sul Monte Castello anche Luciano Trombotto da l’addio alla compagnia mentre Munari si assesta al comando della corsa. Alla partenza della penultima prova colpo di scena: la Fulvia di Munari non si muove al via per la rottura di un giunto. I meccanici riescono ad intervenire ma il “Drago” precipita al settimo posto. L’ultima prova è un assolo di Warmbold che si aggiudica questa difficile edizione dell’Elba davanti a Barbasio con la 124 Abarth e alla splendida Donatella Tomiz con la 124 Spider.
Skoda 1973 Invernizzi- VenturaLa settima edizione si tiene il 18/19/20 aprile del 1974 e sono 95 i partenti con l’ungherese Ferjanz su un Alpine A110 ex ufficiale, unico straniero. Solo la Fiat è presente con cinque 124 Abarth dotate del nuovo motore da 1860cc per Pinto, Verini, Bisulli, Bacchelli e la Tomiz. Mette paura la Porsche 3000 di Leo Pittoni e Cica Lurani curata da Bonomelli. Virgilio Conrero porta le robuste Opel Ascona gruppo 1 per Brai, Cambiaghi e Presotto e una gruppo 2 per Svizzero. Il marchio Lancia è rappresentato dalle Fulvia HF del Jolly Club di Ambrogetti e Dall’Ava e dalla Beta Coupè di Vanni Tacchini. Lo spauracchio per il Campionato Italiano è però rappresentato da Claudio De Eccher con la Porsche RS gruppo 3. La gara si svolge su due tappe con 18 speciali ciascuna miste fra terra ed asfalto. E’ una corsa senza storia con le Fiat di Pinto, Verini e Bacchelli che monopolizzano il rally fin dalla prima speciale fatale a Pittoni e Bobo Cambiaghi. Dopo il Monte Calamita che vede anche Anna Cambiaghi sbattere con violenza, è Lele Pinto che si assesta al comando pur con una scodata in prossimità del fine prova. Nelle prove successive non cambia nulla fino al Volterrario dove Bacchelli abbandona per uscita di strada. A Monte Perone vola fuori strada anche Svizzero che distrugge la sua Ascona. La prima tappa si chiude con Pinto in testa davanti a Verini, De Eccher e Tomiz. Si riparte e le cose non cambiano con Pinto che vince cinque prove su sei lasciando a Verini la terza. Il rally scorre tranquillamente fino all’ultima speciale, Parata, dove Pinto si ferma a metà prova su richiesta della squadra, perdendo tutto il vantaggio accumulato. Il pubblico pensa ad un guasto ma si intuisce facilmente che il problema è di altra natura. Alla fine tra applausi e fischi è Maurizio Verini il vincitore.
Fiat 124 1973 Ormezzano- CartottoIl Rally dell’Elba del 1975 vede 109 vetture al via con il ritorno in massa degli stranieri capitanati da Rohrl con l’Ascona, Anduret con l’Alfetta GTV, Blomqvist con la Saab, Palikovich con la Porsche RS e Ferjancz con la solita Alpine A110. La Fiat è presente con le 124 Abarth per Verini, Paganelli e Bacchelli, mentre l’Alfa Romeo, oltre alla vettura di punta di Andruet, porta all’Elba altre tre gruppo 2 per Ballestrieri, Svizzero e Pittoni, quest’ultimo con i colori Jolly Club mentre in gruppo 1 sono due le GTV per Fagnola e Brambilla ed una GT è per Anna Cambiaghi. Per Federico Ormezzano viene allestita invece un’Alfasud TI sempre in gruppo 1. La Lancia è assente in veste ufficiale anche se De Eccher dispone di una Stratos assistita dalla scuderia Albarella. Conrero schiera la Commodore ufficiale per Presotto dotata di un motore da 2700cc. oltre alle tante Ascona 1900 private con piloti come Brai, “Lucky” ed il belga Consoul.
E’ la 124 Abarth di Verini che apre le partenze seguita da Rohrl, Andruet e Blomqvist. Sulla prima speciale vinta da Verini, Fulvio Bacchelli sbatte subito mentre nella seconda è la Saab di Blomqvist a dominare.Sulla prima prova in asfalto, le Alfetta prendono il comando mentre sulla terra è sempre Blomqvist a menare le danze. Si ferma nel frattempo Verini per la bruciatura della testata. Bacchelli si riprende alla grande e vince alcune prove mentre sulla Monumento si ritira Blomqvist e nella nell’ultima prova è Walter Rohrl, ad uscire di strada. Dopo la prima tappa quattro Alfetta nei primi cinque con la sola 124 Abarth di Bacchelli fra loro. Si riprende alle 22 del 18 aprile e subito il capo classifica Andruet perde quasi mezz’ora per un guasto alla batteria. La lotta è furibonda ma nella prova di Monte Perone un semiasse tradisce Bacchelli che da così via libera alle Alfetta GTV. Le ultime prove non cambiano nulla con Ballestrieri-Gigli che portano all’Alfa Romeo una splendida vittoria davanti a Leo Pittoni con la vettura gemella. Terza è la 124 Abarth di Bobo Cambiaghi con Andruet quarto e i forti fratelli Betti quinti con l’Ascona modificata nel frontale dopo una “picchiata” sul Monte Calamita. Solo in 37 dei 109 partiti vedono la fine di questa gara così dura.
Il 9° Rally dell’Elba va in cantiere l’8/9/10 aprile 1976 e segna anche il debutto ufficiale in gruppo 4 della Fiat 131 Abarth. Quest’anno all’Elba per la nuova 131, nella livrea giallo-blu Oliofiat, gli avversari sono Mauro Pregliasco con la Stratos ufficiale Alitalia e Stig Blomqvist con la nuova Saab 99. In 104 prendono il via con le 131 di Verini, Bacchelli e Alen subito in testa davanti alle Stratos di “Tony” e Pregliasco ed alla Saab di Blomqvist accreditata di 200cv. Subito esce di scena rovinosamente Maurizio Ambrogetti con la tanto attesa Stratos bianco-blu Albarella mentre a Parata si fermano Brambilla con l’Alfetta GTV e “Lucky” con la Commodore. A Monumento si apre un gruppo di speciali in asfalto che vedono Alen e Bacchelli sugli scudi con le 131. A Monte Perone si ferma “Tony” mentre Blomqvist lamenta problemi e paga 17 minuti. Federico Ormezzano con l’Afetta GTAM domina il gruppo 1 davanti a Fagnola e Presotto mentre nel gruppo 3 sono Achilli-Cislaghi con la Porsche Carrera dell’Albarella a condurre. Colpo di scena alla speciale n. 8 dove si ferma definitivamente la Saab di Blomqvist ma anche la 131 di Verini con il cambio rotto mentre Marku Alen esce di strada a Falconaia e perde sette minuti. A metà della prima tappa è Bacchelli al comando inseguito da Pregliasco, terza è la Kadett di Betti. La legge dell’Elba è dura più delle sue strade e anche Pregliasco “rompe” alla sedicesima speciale lasciando le Fiat 131 di Bacchelli e Alen al comando della prima tappa. Il buio cala sull’isola quando alle 22 di venerdì riparte la corsa con le due Fiat ufficiali che si giocano il rally. Dietro Lorenzelli, terzo con la 124 Abarth ha problemi mentre Bianchi con la Stratos non spinge più di tanto. In questa seconda tappa sono Brai-“Rudy” i protagonisti velocissimi sul Monte Perone e a San Martino dove termina la bella gara di Achilli e dalla sua Porsche. A Monumento l’asfalto sostituisce la terra ed è Bianchi a fare il tempo ma dalla prova successiva sono ancora le 131 ufficiali le più veloci. Il distacco tra Bacchelli e Alen è minimo mentre Bianchi viaggia tranquillo davanti a Lorenzelli e Presotto. Il duello continua tra i due piloti Fiat nelle prove successive dove alla partenza della speciale n. 17, Lorenzelli, in forte ritardo tampona la 124 di Ricceri che, pur con diversi danni, riuscirà nella prova successiva concludere terzo. L’Elba volge al termine con l’ultimo colpo di scena alla diciannovesima prova quando Becchelli perde il primo posto per una bruciatura alla testata consegnando ad Alen-Kiwimaki la vittoria. Terzi sono Bianchi-Mannini con la Stratos davanti a Presotto (Kadett GTE), Lorenzelli e Ricceri con le 124 Abarth e Cecchet con la vetusta Fulvia HF. Ancora una volta una falcidia a dimostrazione che il Rally dell’Elba è il più duro del campionato.
Saab 99 1977 Blomqvist- SylvanIl 1977 è l’anno del decennale e sono 165 gli iscritti dietro a cui partono per la prima volta 70 equipaggi del Trofeo A112. La corsa si svolge il 21/22/23 aprile e l’attesa è tanta per la partecipazione del campione europeo Darniche e dell’esordio delle inedite Triumph TR7 ufficiali di Pond e Culchet oltre alla Saab 9000 del solito Blomqvist. Conrero porta una Kadett per Ballestrieri mentre Carenini una per Walter Rohrl. Della partita anche le 131 Abarth del Jolly Club e le Stratos, una Alitalia per Carello ed una Albarella per Brambilla. Tra i giovani leoni anche un veneto dal nome insolito, Adartico Vudafieri, alla guida di una Stratos preparata da Michelotto. 1028 chilometri e 38 prove sono lo spettacolo che il folto pubblico arrivato da mezza Italia si appresta a vedere quando si affronta la prima speciale, Due Mari, dove quattro Stratos “bastonano” tutti con Carello, Vudafieri, Darniche e la sorpresa Genzone nei primi posti. Già alla seconda prova, prima in terra, finisce la gara di Carello per la perdita di una ruota. E’ Darniche a vincere con Blomqvist dietro che lo sorpassa alla prova successiva. Il Volterrario arriva come il sibilo della Stratos di Darniche che vince a mani basse. A Capoliveri continua la marcia del francese ma la sorpresa è il tempo di Giovacchini con la 124 Abarth gruppo 3 che figura di soli 14” più alto di Darniche. Monumento, Colle d’Orano, Monte Perone, San Martino, sfilano veloci con ottime prestazioni di Vudafieri, Genzone, Blomqvist, Verini e Rohrl mentre sono funambolici i passaggi di Tony Pond con la Triumph TR7. Dopo 10 ore di riposo si riprende per la seconda tappa con Darniche al comando inseguito da Verini, Blomqvist, Pond, Ballestrierei e Ambrogetti. “Luky” dominare il gruppo 1 con la Kadett di Conrero mentre Ormezzano conduce il gruppo 2. Nel gruppo 3 è la solita Porsche di Taufer al comando. Nel buio della notte il duello è sempre tra Verini e Darniche ma il francese con la Stratos-Chardonnet, vince otto prove di fila ed ipoteca il successo. Le posizioni vengono mantenute e tutto è tranquillo fino a Falconaia dove va a fuoco la 124 Abarth di Vanni Tacchini con sospensione della prova. Pond, Verini, Ballestrieri si aggiudicano le poche speciali lasciate “libere” da Darniche che conclude vittorioso questa decima edizione del rally dell’Elba. Nel Trofeo A112 i primi posti sono tutti targati Grifone con Tabaton, Pelganta, Guizzardi e Bettega nell’ordine. Il grande protagonista tra i “centododicisti” è Vanni Fusaro al comando fino alla banale rottura di un bullone e Casole calato nel finale dopo una gara ad alto livello.
Scende il sipario sui primi dieci anni, quelli più “duri”, del Rally dell’Elba. Un sipario che si alzerà tante altre volte sulle strade dell’isola con nuovi protagonisti e nuove macchine. Certo girando le spalle è facile rivedere e sentire quei rumori e quei sapori del “sessantotto” quando l’Elba era solo famosa per essere l’isola di Napoleone………..
Fulvio Negrini
Foto tratte dai volumi: Rallye dell’Isola d’Elba di A. Ulivelli e M. Porra ediz. GPM