Il 24 agosto è una data importante per i “lancisti” e, più in generale, per la storia dell’automobilismo. Nel 1884 nasce a Fobello, piccolo borgo della Valsesia, Vincenzo Lancia.
Il padre, Cavalier Giuseppe Lancia, è un imprenditore di successo nel campo della produzione di carne in scatola e dadi per brodo. Per il suo quarto figlio Vincenzo, per tutti “Censin”, il cavaliere sogna una carriera in giurisprudenza, ma al ragazzo piacciono i motori.
All’università Vincenzo preferisce l’apprendistato nell’officina di Giovanni Battista Ceirano, costruttore di biciclette che si converte alla produzione automobilistica. Gettando uno dei semi che porterà alla nascita della FIAT, portando con sé il giovane Censin, che da meccanico diventa collaudatore e poi pilota.
Velocissimo e un po’ avventato, Lancia è infatti autore della prima vittoria nella storia della casa torinese, alla Sassi-Superga del 1902 e vince anche due edizioni della Susa-Moncenisio.
Meticoloso ed esigente sul lavoro, “compagnone” e bon vivant nel privato, nel 1906, Lancia fonda, assieme all’amico e collega della Fiat Claudio Fogolin, la casa automobilistica che porta ancora oggi il suo nome.
Un compito che lo assorbe enormemente, ma non al punto da precludergli altre importanti iniziative. I suoi trascorsi da pilota e collaudatore al contempo lo tengono legato al mondo delle corse, tanto che Lancia, nel 1922, pone la prima pietra dell’autodromo nazionale di Monza.
Nel 1930 poi, assieme ad un gruppo di industriali, tra cui Battista Farina detto Pinin, Vincenzo Lancia è tra i fondatori della Società anonima Carrozzeria Pinin Farina, in seguito Pininfarina.
Negli anni 20 e 30 la Lancia è un marchio prestigioso e di successo, lanciato verso un avvenire radioso.
Tra i tanti modelli prodotti, si contano già due capolavori assoluti: la Lambda e l’Aprilia, due vetture spartiacque che proiettano il prodotto automobile avanti di almeno dieci anni.
Il destino decide di metterci lo zampino la mattina del 15 febbraio 1937: all’età di 55 anni, Censin muore di infarto. Scompare, improvvisamente, uno dei personaggi cruciali dell’automobilismo italiano e internazionale.