Esattamente un anno fa, il 2 luglio 2019, muore all’età di 94 anni a Bel Air, in California, Lido Anthony Iacocca, per tutti Lee.
Chiunque mastichi un po’ di motori ha sentito nominare Iacocca almeno una volta. Probabilmente molte di più. Figlio di immigrati italiani, dopo la laurea in ingegneria industriale il giovane Lee studia politica e materia plastiche a Princeton prima di approdare in Ford nel 1946 come ingegnere, poi come commerciale, poi come responsabile dello sviluppo prodotto.
Un’irrequietezza che la dice lunga sul suo temperamento e sulla sua indole vulcanica, raccontata anche nel recente colossal “Le Mans ’66”. In Ford Iacocca si fa notare soprattutto nelle vendite e nel marketing, imboccando una carriera costantemente in ascesa che, nel 1964, lo porta addirittura alla presidenza di Ford Division, all’età di soli 40 anni.
Si devono alle sue intuizioni modelli di successo come la Ford Mustang, la Lincoln Continental Mark III, la Ford Fiesta nonché il rilancio del marchio Mercury con la Cougar e la Marquis.
L’utile complessivo stimato come derivante dal suo operato ammonterà a ben 2 miliardi di dollari fino al 1978, anno in cui abbandona la compagnia in seguito a forti contrasti con Henry Ford II.
Ma uno come Iacocca non è tipo da restare con le mani in mano, né è uno che resta sul mercato troppo a lungo. Dopo la separazione da Ford, viene ingaggiato da Chrysler, che all’epoca se la passa piuttosto male.
Iacocca accetta la sfida rivoluzionando l’azienda, riducendo il numero degli operai, vendendo la divisione europea a Peugeot e reclutando i suoi migliori ex collaboratori rimasti in Ford.
In Chrysler Iacocca ripropone il suo progetto “Mini-Max”, motivo della rottura con Ford, che debutta sul mercato nel 1983 coi modelli Dodge Caravan e Plymouth Voyager, seguiti dalle piccole Dodge Omni e Plymouth Horizon.
Due intuizioni di successo che rimettono parzialmente in sesto le finanze del colosso americano. Per chiudere l’operazione servono comunque ulteriori liquidità e garanzie, che Iacocca riesce abilmente ad ottenere dal Congresso degli Stati Uniti.
Grazie ai modelli deliberati da Iacocca, quasi tutti ex progetti Ford rifiutati dalla proprietà, l’azienda riparte a gonfie vele riuscendo a ripianare il debito garantito dal governo con ben sette anni di anticipo.
Sempre a Iacocca va attribuita, nel 1987, l’acquisizione da parte di Chrysler del gruppo AMC, che include anche la mitica e popolarissima Jeep. Il tutto, preparato e girato al mercato con la creatività e l’efficacia che contraddistingue tutte le operazioni del manager italo americano, che negli anni tornerà più volte al paese di origine, in provincia di Benevento.
Di Iacocca si parlerà diffusamente anche in Italia negli anni ottanta, quando, per un periodo, Chrysler diventa proprietaria del marchio Lamborghini. Sono gli anni, sette per la precisione, dal 1987 al 1994, della indimenticabile e brutale Diablo.