In queste settimane di quarant’anni fa, la stampa specializzata sta scorrazzando per l’Italia a bordo della nuova media di casa Lancia, la Beta Trevi.
La Beta Trevi viene infatti presentata al salone dell’automobile di Torino del 1980, nel mese di maggio. Come indica il nome Trevi, crasi di Tre Volumi, si tratta della versione berlina a baule separato della già conosciuta Beta, proposta Lancia per le famiglie di segmento medio-alto.
E in effetti la vettura è indistinguibile dalla normale Beta dal frontale fino al padiglione, che cambia completamente nella parte posteriore, chiuso da un lunotto quasi verticale, e prosegue con una coda separata ornato da fanalini dal disegno inedito.
La Trevi rappresenta il completamento della gamma Beta, una delle più articolate e interessanti mai prodotte da Lancia, che già include la berlina due volumi, la coupé, la bella shooting brake HPE, la sportiva Montecarlo a motore centrale e la Spider costruita da Zagato. Una famiglia numerosa e decisamente moderna per gli standard dell’epoca.
L’interno ricalca quello della Beta, inclusa l’avveniristica plancia a “groviera”, così come la meccanica. La gamma debutta col 1.6 da 102 cv e il 2.0 da 115cv nella versione a carburatori e 122cv con l’iniezione elettronica. Per tutte poi è disponibile l’opzione cambio automatico a tre rapporti.
La 2.0 iniezione rimane la versione top di gamma fino al 1982 quando, sempre al Salone di Torino, viene presentata la Trevi VX, contrazione di Volumex, ovvero il compressore volumetrico a lobi applicato alla due litri a carburatore.
All’epoca dell’ascesa delle prime turbo di grande serie il compressore, ormai datato, è ancora una sorta di firma per le vetture della casa di Chivasso, i cui tecnici ne apprezzano la prontezza di risposta ai bassi regimi, più adeguata alle caratteristiche di una vettura di rappresentanza rispetto ai turbo di quegli anni, vuoti in basso e bruschi in alto.
A giugno 1983 la Trevi beneficia di un restyling generale, accompagnato dall’abbandono del 2.0 a carburatori e del nome Beta. La nuova Trevi è quindi un modello a sé, riconoscibile per le frecce anteriori bianche, i nuovi montanti posteriori e l’eliminazione della fascia satinata sul baule.
Durerà soltanto un anno, dopodiché cederà definitivamente il passo alla nuova Prisma, peraltro già a listino da diversi mesi, totalizzando oltre 40.000 esemplari.