È il 1980 quando l’Audi rivoluziona il mondo delle auto sportive con la sua “quattro”, la prima auto stradale di grande serie ad adottare la trazione integrale.
Il progetto nasce nel 1977 dalla constatazione che la fuoristrada Iltis, poi commercializzata come VW ma progettata da Audi, mostri maggiore motricità rispetto alle berline prestazionali dell’epoca non solo in fuoristrada ma anche su strada normale in condizioni di scarsa aderenza, come con pioggia o neve.
Una prospettiva interessante anche dal punto di vista agonistico: per il 1979 la FIA annuncia infatti di ammettere le auto a trazione integrale al campionato del mondo Rally.
I primi prototipi sfruttano proprio la trasmissione della Iltis, senza differenziale centrale, abbinata alle sospensioni dell’Audi 200 e a un motore turbocompresso. Dopo alcuni test deludenti per via della tecnica troppo “rude”, si decide di realizzare una trasmissione più compatta, leggera e raffinata, adeguata a un’auto sportiva.
L’obbiettivo sono i 400 esemplari necessari per ottenere l’omologazione nel gruppo B e correre nel Mondiale Rally.
I test sulle nuove soluzioni portano a risultati incoraggianti; tester d’eccezione è il pilota finlandese Hannu Mikkola, che rimane conquistato dalle doti dei prototipi al punto da disdire il suo contratto con la Ford e firmare con l’Audi già per la stagione 1980.
L’incertezza sull’esito dell’operazione è ancora forte, per cui si decide di contenere il budget e applicare le nuove soluzioni non a un modello tutto nuovo ma all’Audi Coupé di imminente presentazione.
Le modifiche più evidenti, oltre ovviamente a quelle meccaniche, riguardano i passaruota allargati, adattati alle carreggiate dell’Audi 200 da cui si riprendono gli assali, i paraurti e lo spoiler posteriore in materiale plastico.
Dall’ammiraglia 200 deriva anche il motore a 5 cilindri in linea da 2.144 cc, con iniezione meccanica Bosch K-Jetronic e turbocompressore KKK-k26 con intercooler, capaci di portare la potenza alla soglia dei 200 cavalli.
Dopo un lungo momento di indecisione, la scelta del nome cade su “quattro”, quanto mai evocativa dei sofisticati contenuti tecnici della vettura. La macchina debutta al salone di Ginevra del 1980, monopolizzando l’attenzione di pubblico e stampa e, nel giro di qualche mese, anche dei rally, ma questa è un’altra storia e merita il dovuto approfondimento.
Nonostante la costruzione quasi artigianale ed un prezzo che sfiora i 50.000 marchi, la quattro totalizza nei primi due anni quasi duemila esemplari, diventando rapidamente uno status-symbol per una nicchia di automobilisti sportivi e anticonformisti.
Il successo della quattro le permette di restare a listino fino al 1991 con 11.452 unità costruite. E col merito di aver rivoluzionato il modo di intendere l’auto sportiva. Dopo di lei, sempre più auto da corsa e supercar non potranno più fare a meno della trazione su entrambi gli assali.