Lunedì 7 maggio 1990, esattamente 30 anni fa, dopo 19 anni e poco più di duemila esemplari prodotti, la Lamborghini Countach esce definitivamente di produzione, lasciando il testimone alla nuova Diablo.
Progettata da Paolo Stanzani, la Countach è disegnata per Bertone da Marcello Gandini, già autore, tra le altre, di Miura, Alfa Romeo Montreal e Lancia Stratos, presentata da Bertone nel 1971 proprio assieme alla Countach.
La Countach è la prima vettura di serie a proporre lo stile a cuneo, molto popolare tra i prototipi sportivi dei primi anni settanta, ed è tra le prime vetture di serie a cabina avanzata, necessaria per “centrare” i pesi della meccanica.
Gandini riprende molto del suo prototipo Carabo su meccanica Alfa Romeo del 1968, se possibile rendendolo ancora più estremo e spigoloso.
Della Carabo la Countach riprende il taglio della finestratura e le porte con apertura a coltello, tanto scenografiche quanto utili perché, per la loro lunghezza, sarebbero state difficoltose da aprire controvento.
Il motore scelto per la produzione è un’evoluzione del V12 da 4 litri della Miura, qui montato longitudinalmente con il cambio nell’abitacolo e l’albero di trasmissione che ritorna al differenziale posteriore passando all’interno del blocco motore.
La sigla LP 400 della prima serie sta ad indicare la cilindrata e la disposizione del motore longitudinale posteriore. I cavalli sono 375 e consentono alla Countach di toccare i 315 all’ora.
Nonostante l’ingombro in altezza dato da cambio e trasmissione che si sovrappongono, la vettura è alta appena 1,06 metri.
Dopo la prima serie LP400, nel 1978 è la volta della LP400 S, con differente gommatura, passaruota allargati e spoiler anteriore.
La sostituisce, nel 1982, la LP500 S da 4750 cc, seguita nel 1985 dalla Quattrovalvole 5.2 da ben 455 cavalli, nata per tenere testa alla neonata Ferrari Testarossa.
La versione finale della Countach è la 25° Anniversario, dedicata al quarto di secolo dell’azienda. Vanta numerosi miglioramenti alla meccanica e all’aerodinamica, ma tra tutte risulta la più pesante stilisticamente.