Il 26 maggio è una data significativa per l’automobilismo sportivo. Nel 1955, anno nero delle corse, scompare Alberto Ascari.
Ascari, eterno rivale di Fangio, pilota Ferrari, Maserati e Lancia, vincitore di due Mondiali e di ben 13 gran premi su 32 disputati, inizia una stagione 1955 alla grande: conquista due vittorie in corse extra campionato, al Gran Premio del Valentino a Torino e al Gran Premio di Napoli.
In qualifica a Monte Carlo fa segnare lo stesso tempo dell’argentino, che guadagna la pole solo per aver girato prima. Sfavorito alla partenza, l’italiano pregusta la vittoria a causa del ritiro delle due velocissime Mercedes, inclusa quella di Fangio, per rottura del motore.
Forse è proprio l’olio lasciato sull’asfalto da una delle due vetture alla chicane a far volare Ascari in mare. Riemerso e ripescato dai soccorsi, se la cava con qualche frattura.
Appena quattro giorni dopo, Ascari viene invitato a Monza dagli amici e colleghi Villoresi e Castellotti, impegnati nei test della Ferrari 750 Sport in vista del Gran Premio Supercortemaggiore.
A prove finite, prima di andare a pranzare Ascari chiede di fare un paio di giri di allenamento. Gli saranno fatali: a seguito di una sbandata in curva la macchina si cappotta e lo schiaccia, uccidendolo sul colpo.
La sua morte sconvolge il mondo delle corse, al punto da indurre la Lancia ad abbandonare le competizioni e a cedere vetture e motori alla Ferrari.
Sono le celebri D50: proprio su una di quelle vetture, l’anno successivo Fangio vincerà il suo terzo titolo mondiale.