Nato il 18 gennaio 1950, Saint-Jean-sur-Richelieu, Canada, quest’anno Gilles Villeneuve avrebbe compiuto settant’anni. In realtà ne ha vissuti, come sappiamo, meno della metà.
In virtù delle sue origini Gilles non inizia la sua carriera sportiva nei kart o sulle moto, ma partecipando a gare di motoslitte in Québec. Alle monoposto approda nel 1976, e vince il Campionato di Formula Atlantic sia in patria che negli Stati Uniti.
Le vittorie gli valgono l’ingresso in Formula 1 l’anno successivo, dove al GP di Gran Bretagna è al volante di una McLaren, ma già alla fine dell’anno passa in Ferrari, per sostituire Niki Lauda dopo l’incidente al Nurburgring.
Con la scuderia di Maranello corre fino alla sua morte, portando a casa sei vittorie valide per il titolo e una vittoria alla Race of Champions del 1979, anno in cui è anche secondo nella classifica del Mondiale dietro il compagno di squadra Jody Scheckter.
Villeneuve muore durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio 1982 sul circuito di Zolder, a bordo della Ferrari 126 C2 con la quale si schianta a quasi 230 km all’ora a seguito di un contatto con la March di Jochen Mass.
Siamo volutamente sintetici nel ricordare corse e vittorie di Gilles Villeneuve perché la sua popolarità, enorme sia da vivo che postuma, non è dovuta tanto ai risultati sportivi quanto al suo carattere, al suo viso pulito e al stile di guida istintivo, spettacolare e spericolato, che lo ha portato ad essere uno dei più grandi piloti di tutti i tempi pur non avendo mai conquistato un mondiale.
Una sorta di James Dean della Formula 1, Villeneuve fu anche uno dei piloti più amati, se non il più amato in assoluto, da Enzo Ferrari. Uno dei pochi al quale “il grande vecchio” concesse l’aspetto più paterno del suo carattere, notoriamente burbero e distaccato.
Di Gilles Ferrari amava il talento, l’estro, la follia. Era l’estremo opposto di Lauda. Rispetto al quale non ebbe mai la soddisfazione di vincere un mondiale, tanto che, pare, a fine stagione Ferrari non gli avrebbe rinnovato il contratto.
“Con la sua capacità distruttiva che macinava semiassi, cambi, frizioni, freni ci insegnava anche cosa fare perché un pilota potesse difendersi in un momento di necessità. È stato un campione di combattività, ha aggiunto notorietà a quella che la Ferrari già aveva, gli volevo bene“ disse di lui il Drake.
Quest’anno non abbiamo potuto festeggiare i 70 anni di Gilles, ma di sicuro non l’abbiamo dimenticato.