Renato Monzeglio il preparatore, Luigi Pozzo il pilota e l’Autodelta è battuta………potremmo iniziare così il racconto di questo binomio che nel 1971 vinse l’assoluto nel Campionato Italiano Gr.2 con l’Alfa Romeo GTA Junior sbaragliando la Squadra Ufficiale dell’Alfa Romeo. Davide contro Golia. Forse è questo il bello nel passato dell’automobile; lo scoprire che, con pochi mezzi, tanto lavoro, molta inventiva, parecchia fatica e notti in bianco, i risultati eclatanti arrivano.
Il nostro viaggio inizia da Vignale Monferrato, caratteristico borgo costruito sulla sommità di una collina, attorno al castello costruito nel IX secolo a difesa del borgo, dalle continue incursioni di Ungari e Saraceni.
Vignale, il cui nome deriva dalla terra circostante adatta alla coltivazione delle viti, trova nell’agricoltura il suo trascorrere nei secoli, fra lotte interne ed eventi storici, ingrandendosi sempre più fino a raggiungere, all’inizio del ‘900, 4.000 anime. Con l’arrivo del nuovo secolo e la rapida possibilità di muoversi, la gente intraprende la via dell’emigrazione, specialmente verso le nuove realtà industriali di Milano e Torino. All’età di 12 anni, Renato Monzeglio, nato a Vignale Monferrato nel 1921 (morto a Vignale il 2 febbraio 2004), prende la strada per Milano, dove consegue il diploma di motorista.
Dopo la guerra, la sua voglia di fare e la passione per la meccanica lo portano verso Torino, dove apre in corso Napoli un’officina. Il boom degli anni sessanta, la voglia di sport e le pressanti richieste dei clienti sportivi, lo inducono ad iniziare la preparazione di vetture da corsa. Prima acquista delle Stanguellini F. Junior che concede in uso ad alcuni suoi clienti. Ottiene la sua prima vittoria con una Fiat Topolino C, interamente auto preparata, alla Sassi-Supega. La sua attenzione viene però rivolta verso le Lancia di cui è Officina Autorizzata, elaborando numerose Aurelia.
In quegli anni inizia l’amicizia con Luigi Pozzo che assieme a Regis, corre con l’Appia Zagato.
Nel 1965 con Pozzo e la Fulvia HFR, ottiene un importante terzo di classe alla Targa Florio.
Nel ’67 abbandona il marchio Lancia ed assieme a Monferrini e Bagini, diventa concessionario Alfa Romeo.
Contemporaneamente acquista una GTA 1600 (ex Pilone,ex Autodelta) con cui Luigi Pozzo corre con ottimi risultati.
Il 1969 è un anno importante per Renato Monzeglio. Gli impegni agonistici diventano sempre più pressanti soprattutto grazie alla sua bravura come preparatore. Questa mole di lavoro lo obbliga a trasferire la sua officina in periferia, a Beinasco, dove nasce anche la “Squadra Corse” e la prima sala prova motori.
La “Squadra Corse”, il cui Presidente è Monferrini, amplia il proprio raggio d’azione, puntando anche sulla F3 e sulle sport prototipo. Di Monferrini è anche l’idea della colorazione delle vetture, giallo e marrone, decisamente inusuali per l’epoca.
Nel 1970 anche dal settore sport prototipo giungono soddisfazioni con un primo di Zanetti nella classe 1300 alla Targa Florio.
E’ certamente nell’anno successivo, il 1971, che Renato Monzeglio ottiene il massimo dei successi.
Con Zanetti vince la Coppa CSAI gruppo 4 con la GTA 1600 e la classe 2000 del gruppo 2 con GTAm mentre con Luigi Pozzo, oltre alla Coppa CSAI per la 1300, vince anche il Campionato Italiano gruppo 2 battendo le Alfa ufficiali.
Nel 1972 partecipa esclusivamente al Campionato Europeo per non “disturbare” i clienti privati che avevano acquistato le sue GTA vincenti della stagione precedente. Una dimostrazione di correttezza ma anche di intuito commerciale.
Negli anni a seguire sono molte le soddisfazioni del preparatore piemontese ma, dopo il 1975, lascia la velocità perché oramai sono scadute tutte le omologazioni delle sue macchine. Apre un nuovo spiraglio nei rallye, preparando una Fiat 127 da 130 cv., ma soprattutto la 131 Abarth con ben 230 cv. che ottiene un importante affermazione al Rally del Grignolino, proprio nel Monferrato, mettendo in fila un gruppo di Porsche.
La sua bravura è nuovamente vincente ma la scomparsa del Gruppo 4 lo dirotta nuovamente verso altre vetture come Porsche e 037.
Rimasto vedovo e non riuscendo più a seguire la tecnologia ormai fuori dalla portata dei piccoli preparatori, sul finire degli anni ottanta, decide di chiudere l’officina e ritirarsi nella sua Vignale, pago dei molti successi ottenuti in anni di duro lavoro ma anche ricco di grandi soddisfazioni.
Nell’autunno del 2003, Vignale Monferrato decide di premiare questo suo figlio dedicandogli una grande festa. Un gruppetto di vetture Alfa Romeo fanno da “testimonial” all’evento, terminato con la consegna di una targa ricordo.
Durante quel pranzo, Renato Monzeglio, affiancato per l’occasione da Luigi Pozzo giunto appositamente da Torino, ha allietato i presenti con alcuni suoi ricordi, principalmente indirizzati sulla Targa Florio, di cui conta sette vittorie di classe.
Di quella giornata eccone la memoria.
Seduti al tavolo, nella tranquillità di Vignale, a Renato brillano gli occhi quando racconta che il successo era affidato principalmente all’intuito, alle “invenzioni”, all’esperienza del preparatore. Ottenere qualche cavallo in più, era fonte di giornate passate in officina a studiare e provare con il calibro tra le mani. Con fierezza piemontese svela il segreto vincente delle sue vetture. Una parte importante delle Alfa-Monzeglio, era nel cambio Colotti, che il preparatore torinese si fece costruire appositamente. Se pensiamo che neppure l’Autodelta riuscì in tale impresa, ci rendiamo conto della forza e dell’intuito di Monzeglio.
Simpatico è l’aneddoto delle gomme racing da competizione. Nel 1971, all’inizio stagione, non si trovavano in Italia tali tipi di pneumatici, di conseguenza Renato Monzeglio senza perde tempo con il fido pilota Zanetti, parte per l’Inghilterra in macchina. A Birmingham si reca alla Good-Year e riesce a portare nel nostro paese una quarantina di nuovi pneumatici G25 a basso profilo.
Monzeglio ricorda con particolare stima e gratitudine i “ij mé fièuj “ ( i suoi ragazzi), da Riccardo Michi, ex Conrero, e responsabile tecnico, a Ugo Tosin addetto ai motori con provenienza Bosato. Non dimentica Domenico Lucini, responsabile del banco prova e Franco Violetto esperto in cambi.
Scavando a fondo quest’uomo di 82 anni riusciamo a carpire alcune lavorazioni delle sue GTA, anche se molte cose sono per sempre perse nei ricordi del tempo.
Le GTA venivano completamente elaborate dai tecnici della Monzeglio Corse. Gli alberi a camme nascevano direttamente da un progetto interno in collaborazione con Colombo di Milano, mentre per i pistoni si ricorreva a versioni speciali della Borgo. La testata era accuratamente lavorata così come tutti i manovellismi. Le molle erano costruite dalla Fram mentre l’iniezione era Lucas sulle 1300 e Spica sulle 2000. Albero motore, volano (in acciaio) e bielle erano di serie se pur lavorate. Le scocche venivano alleggerite, ma senza alcun rinforzo e non erano le versioni America che usava l’Autodelta, ma le normali di serie. Lo scarico si modificava allungando il terminale e riducendo il diametro per aumentare l’uscita dei gas. Ammortizzatori rigorosamente Kony e barre sempre della Fram. Sullo sterzo, anch’esso di serie, si poteva variare l’incidenza ai montanti anteriori sia per le corse in pista (meno ritorno dello sterzo) o per quelle in salita (maggior ritorno) per favorire la maneggevolezza della vettura. Come, già citato da Renato Monzeglio, il cambio costruito appositamente da Colotti, manteneva la scatola esterna di serie, ma all’interno erano alloggiate cinque coppie cilindriche a denti stretti calettate su due alberi. L’innesto a denti frontali su manicotti scorrevoli rendeva le cambiate rapidissime e forse era quel cosa in più che faceva vincente le vetture giallo marrone.
Una bella giornata di ricordi per Renato Monzeglio, attorniato dai suoi compaesani e da diversi amici.
Il pranzo e la premiazione sono terminate e, mentre questo anziano signore, in tutta la sua riservata piemontesità, si avvia verso casa appoggiandosi al suo bastone nell’abito blu delle grandi occasioni, il nostro pensiero corre a quelle officine sporche di grasso ed olio, magari nascoste in vecchi caseggiati fatiscenti da cui, menti eccelse, hanno iniziato il loro cammino, piccolo o grande che sia stato, con i motori, le corse, la storia, attorniati da tanti “mé fièuj” che porteranno avanti il loro insegnamento.
Luigi Pozzo: la storia
Di Luigi Pozzo, nato a San Mauro Torinese il 13 giugno 1938, si potrebbe parlare come di un pilota “maniacale”, un cultore nella messa a punto delle vetture con cui partecipava alle corse.
Alternando la sua attività imprenditoriale (assieme al padre ed ai fratelli gestiva una lavanderia industriale), inizia ad appassionarsi alle corse giovanissimo tanto che, il 21 settembre 1957, con una Giulietta TI appena acquistata, decide di esordire al Trofeo Supercortemaggiore.
Dopo alcune gare minori, nel 1962 partecipa alla corsa in salita Garessio-San Bernardino con una Fiat Abarth 850 piazzandosi fra i primi della propria classe.
La sua carriera però inizia a pieno ritmo nel 1964, quando con una Simca Abarth 1150 vince la Garessio-San Bernardino. Nella stessa annata partecipa con ottimi piazzamenti alla Cesana-Sestriere ed all’ Aosta-Pila sempre con l’Abarth Simca, ma corre anche con vetture Fiat ed Alfa Romeo. Nello stesso anno avviene l’incontro con Renato Monzeglio che gli affida per la stagione 1965 un’Appia Zagato prima ed una Fulvia HFR poi. Giungono successi di classe alla Castell’Arquato-Vernasca, nella Courgnè-Alpette e nell’Ollon-Villars. E’ secondo di classe nella Occhieppo-Graglia ed alla Stellavena-Boscochiesanuova.
Con il passaggio di Renato Monzeglio all’Alfa Romeo, nel 1968 corre con la GTA 1600 vincendo parecchie gare in Francia fra cui l’Ampus. Certamente il passaggio dalla trazione anteriore della Fulvia alla potenza del posteriore della GTA, costringe Luigi Pozzo ad un difficile adattamento, ma le doti di guida e la sua proverbiale professionalità nell’adattarsi la macchina sfociano, con la 1300, nella vittoria assoluta in Svizzera alla Sierra-Montana e la conquista del secondo posto alla Biella-Oropa.
Nel 1969 partecipa con buoni piazzamenti a molte gare in salita. Corre ad Aosta, a Draghignan, a Garessio, ad Ollon e alla Trento-Bordone. Nel 1970 corre sia in pista, terzo a Imola e quinto a Monza, che in salita, primo alla Trento-Bordone, alla Parma-Poggio di Berceto ed ancora a Garessio, mentre è secondo alla Cesana-Sestriere. In pista si cimenta anche con la sport prototipo 1300 motorizzata Alfa Romeo su telaio Simonetti, ottenendo due vittorie.
L’anno 1971 per Luigi Pozzo è quello più ricco di soddisfazioni.
Vince il gruppo 2 all’Ampus, secondo alla 4 Ore di Monza, primo dell’ACI Verona a Monza. Ottiene il secondo assoluto e primo di classe al Trofeo Autosprint dietro a Teodoro Zeccoli. E’ vincente alla Coppa Carri ed alla Trento-Bordone, secondo alla Sarnano-Sassotetto e terzo alla Coppa Intereuropa con la GTA 1600. Ad Imola nel Trofeo Bruno Deserti ottiene il miglior tempo ed è primo di classe. Vince anche la gara sociale dell’ACI Torino sul circuito di Monza, sempre nel Gruppo 2 con la 1300. Al termine dell’anno si corre a Monza il Trofeo ACI Lombardia dove, mentre era al comando, gli si blocca l’acceleratore ed è costretto per due giri a frenare con il cambio prima di girarsi alla parabolica.
Nel 1972 gareggia con una GTAm e vince la cronoscalata francese del Col de Vence a Nizza.
L’anno successivo corre quattro gare con la Fiat 128 Coupè della Scuderia Filippinetti assieme a Macario ed a Parks (futuro responsabile sportivo Lancia e Fiat). Nella medesima stagione partecipa a diverse gare del campionato montagna e ad alcuni rallye con la Porsche Carrera, l’Osella Sport 2000, la GRD e la Chevron.
Salto di qualità nel 1975, quando con una GDR motorizzata Toyota, partecipa al Gran Premio di Montecarlo di F3. Brillantemente qualificato, è costretto all’abbandono per una “toccata” con relativa rottura della sospensione. Con la medesima vettura gareggia anche alla Trento-Bordone ed alle Rieti-Terminillo, mentre con una Brabham F3 corre sul circuito di Casale Monferrato ed è 4’ assoluto al Giro d’Italia con la 131 Abarth assieme ai rallymen Depaoli ed Ercole.
In quegli anni si cimenta anche con le sport prototipo vincendo la classe 1600 alla 1000 Km. di Monza con una Chevron B21 sempre curata da Monzeglio.
Mai pago e con tanta vitalità, ritorna in pista nel 1990 con la Scuderia del Portello disputando con la GTA alcune gare dell’europeo storico. Corre a Silverstone, Monza, Paul-Ricard, Nurburgring, Zeltveg, Anderstorp, senza tralasciare la partecipazione con un’Alfa 155 alla 24 Ore del Nurburgring.
Nel 2000 vince la Susa-Moncenisio con l’Alfa Romeo 2000 Sport AMS – sponsorizzata Tecno 2, fra le storiche.
La sua lunga carriera agonistica si è diramata praticamente in tutte le specialità, dalla pista, alla salita, ai rallye, partecipando ad oltre trecento gare.
E’ stato anche fautore di una teoria che definire particolare o bizzarra è poco. Infatti Luigi Pozzo raccontava che prima di correre, montate le nuove gomme sulla vettura percorreva un centinaio di chilometri su strada normale, alternando qualche chilometro su sterrato per poi sottoporle nuovamente all’asfalto “tirando” nelle curve con lo scopo di “arrotondare” la spalla delle gomme per ottenere il massimo grip.
Oggi con l’attuale tecnologia sembra incredibile, ma questo ed altro era l’ingegno dei piloti di allora, che con poco o nulla, hanno fatto la storia delle corse…………
Fulvio Negrini