La Cisitalia, fu fondata da Piero Dusio, ex grande pilota, campione italiano dilettanti nel 1934, con svariate partecipazioni alla Mille Miglia.
Dusio, iniziò a costruire monoposto motorizzate Fiat, come la D46 equipaggiata con un propulsore Fiat 1100cc, con struttura tubolare e sospensioni indipendenti, che venne poi progettata da Dante Giacosa, per la versione corsa, basandosi sulla Fiat 508C MM carrozzata da Savio, che corse la Mille Miglia del 1938.
Successivamente Giacosa, ritornò in Fiat, ed il lavoro venne ereditato da da Giovanni Savonuzzi, che diede, forme e linee, ad “un’opera”, che mise in condizione il motore Fiat, di raggiungere i 160 km/H!!!!
Dusio si rivolse allora a Pininfarina…….abitacolo incastonato nella parte stretta e posteriore della carrozzeria, lunotto ridotto al minimo, bagagliaio inesistente, grande aerodinamicità, prendendo spunto della berlinette da corsa anteguerra, prerogativa della carrozzeria Touring Superleggera.
Pininfarina, nella sua idea di stile ed aerodinamica, ampliò i passaruota posteriori, con delle vistose bombature.
Due carburatori Solex, 1089cc, 55 cavalli a 5500 giri, 4 marce, 160 km/h.
Per la Mille Miglia del 1947, venne allestita una versione barchetta, con delle vistose pinne, che venne portata in gara dal grande Tazio Nuvolari, che la portò al traguardo al “solo” al secondo posto, per via di un fortissimo temporale, sconfiggendo anche la nuova Ferrari 125 e la Maserati A6CGS.
Anche Dusio partecipò alla gara, ma portò a termine la competizione, le altre due Cisitalia, si piazzarono al terzo e quarto posto, sconfiggendo le rivali Fiat 1100S. La Cisitalia pilotata da Bernabei, classificatosi terza, si aggiudicò il record di velocità nel tratto Torino-Brescia, alla media di 152 km/h.
Questi successi, portarono la Cisitalia, a costruire circa 200 esemplari, che permisero, con i ricavi ottenuti, di poter avere le necessarie basi per la sopravvivenza dell’azienda.
Dusio, aveva un sogno nel cassetto, la costruzione di una Gran Prix. Iniziò un dialogo anche con Ferdinand Porsche, ma il progetto svanì, in quanto i fondi destinati, dalla stessa Porsche, furono utilizzati, per la liberazione di Ferdinand Porsche in mano ai Francesi. La Cisitalia, non fu in grado di finanziare il progetto in autonomia, visto che tra l’altro, lo sviluppo di un motore sovralimentato a trazione integrale, richiedeva un impegno economico notevole, la Cisitalia entrò in stallo finanziario e venne liquidata.
Dusio, si trasferì in Argentina, per reperire fondi, che trovò con l’aiuto di Peron, ma l’auto chiamata Autor, non vide mai la strada. Tornato in Italia nel 1952, Dusio rifondò la Cisitalia, ma il futuro non fu roseo e bisogna dire, che forse proprio il suo sogno di costruire una monoposto, segnò il suo destino.
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