Oggi un po’ di curiosità per il Biscione, con la mitica Alfa 1900.
Siamo alle porte degli anni ’50, il Portello era stato bombardato durante la guerra, la produzione dell’Alfa 1900, segnò l’inizio di una nuova era.
La vettura, interamente progettata sotto la supervisione di Orazio Satta Puliga, conteneva diverse raffinatezze meccaniche. Il “cuore” della 1900 era il motore. Con questa vettura la casa milanese abbandonò i frazionamenti a sei e otto cilindri in favore di una frazionamento che consentiva una minore imposizione fiscale. Veniva però rispettata la tradizione con l’adozione della testata in lega leggera, dei due alberi a camme in testa e delle camere di scoppio emisferiche.
Il 4 cilindri 1900 cominciò a girare al banco il 14 gennaio 1950 in una prima versione con il basamento in alluminio. Con un solo carburatore dava una novantina di cavalli. Per la sospensione anteriore Giuseppe Busso, optò per lo schema con quadrilateri trasversali, molle ad elica e ammortizzatori telescopici, comune ormai a molti tipi di vetture. La sospensione posteriore era completamente inedita. Il ponte rigido con coppia conica ipoide, molle ad elica e ammortizzatori tubolari era collegato longitudinalmente al telaio tramite due puntoni di duralluminio che applicavano al telaio delle spinte anticoricanti in curva.
La configurazione della forma, il progetto dettagliato di tutti i lamierati e persino lo studio delle attrezzature produttive furono integralmente eseguiti al Portello.
La prima uscita in strada della 1900 avvenne il 2 marzo 1950 con Sanesi alla guida, Garcea, Busso e Nicolis come passeggeri. Un altro prototipo fu presentato marciante all’esterno del salone di Torino (4-14 maggio 1950) ma il modello fu giudicato insoddisfacente soprattutto a causa di una sua remota somiglianza con la nuova berlina Fiat 1400 con la quale condivideva la fiancata massiccia e la voluminosa coda tondeggiante.
La presentazione della 1900 alla stampa si tenne il 2 ottobre 1950 a Milano all’hotel Principe di Savoia. La presentazione ufficiale avvenne al salone di Parigi nell’ottobre di quello stesso anno.
Nel 1951 viene lanciata sul mercato la versione coupé sportiva denominata “Sprint” realizzata dalla carrozzeria Touring e dotata di motore potenziato (100 CV nella prima versione)
A partire dal 1952, anno in cui furono pienamente operative le catene di montaggio, alla versione normale fu affiancata la versione TI (Turismo Internazionale) per venire incontro alle esigenze degli sportivi che partecipavano alle corse di questa categoria.
Il motore (ereditato dalla “Sprint”) erogava 100 CV a 5500 giri/min grazie alla fasatura più spinta con un carburatore doppio corpo, la frenata era stata migliorata con tamburi dei freni di grande diametro, ma il modello era riconoscibile solamente per lo scarico a doppia uscita.
Per ottenere un motore più potente e affidabile nel 1954 si aumenta l’alesaggio di 2 mm, lasciando invariata la corsa. La cilindrata passa così da 1.884 cm3 a 1.975 cm³: per l’occasione tutte le versioni adottano la definizione di “Super” (“Super” la berlina normale, “Super TI” la berlina potenziata, “Supersprint” la coupé) con l’adozione di una coppia di carburatori doppio corpo (non per la Super berlina che mantenne l’alimentazione a carburatore singolo), portando la potenza della berlina Super a 100cv e quella delle versioni Supersprint a 115, sia pure a scapito della coppia, che risultò penalizzata, per le versioni a doppio carburatore, rispetto alla versione precedente.
A partire dal 1955 venne realizzato, con la collaborazione della Carrozzeria Boano, anche un modello a due porte denominato “Primavera”, in due serie differenti per la finitura cromatica, per un totale di circa 300 vetture costruite entro il 1957. La produzione cessa nel 1959 con un totale di 17.243 vetture prodotte nei vari allestimenti: ad essa subentra la 2000, una voluminosa berlina dall’impostazione assai meno sportiva e quasi “di rappresentanza” (presentata in anteprima al Salone di Torino dell’autunno 1957), che adotta la stessa meccanica.
Una curiosità:
la prima “volante” della Polizia di Stato fu una “1900 TI” del 1952.
Dal colore nero e dalla similitudine del frontale con il muso del felino, data dallo scudo centrale e dai baffi laterali sulla calandra, venne coniato il nome “Pantera”, poi attribuito anche alla “Giulia Super” ed alla “Ferrari 250 GTE” del leggendario maresciallo siracusano Armando Spatafora. Su queste vetture venne utilizzato per la prima volta lo stemma delle “volanti” costituito appunto da una pantera nera sopra una freccia bianca.
Le 1900 appositamente “confezionate” per la Polizia furono 400, dotate di blindatura al motore, parabrezza antisfondamento in due pezzi, tettuccio apribile posteriore che consentiva l’utilizzo di armi da fuoco in posizione eretta, di un faro esterno brandeggiabile, nonché di speciali protezioni agli pneumatici anteriori antiforatura (sia per i chiodi che per le pallottole) realizzate mediante una serie di catenelle metalliche poste davanti alle ruote anteriori. Sulle Alfa Romeo 1900 della Polizia vennero installati anche i primi apparati radio riceventi, in contatto costante con le varie Centrali d’appartenenza.
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