Oggi ospitiamo, il nostro amico narratore, Antonio Viotto, con una sua..esperienza Inglese.
” La Morris Marina : The old british – A metà degli anni ‘70 mi ritrovai spesso in Gran Bretagna a salutare la “Union Jack”, il vessillo inglese, come un bravo marinaio britannico quando sale sul ponte di comando della nave. In quel periodo, il lavoro richiedeva spesso e volentieri trasferte in Inghilterra, in terra d’Albione, come viene chiamata ogni tanto.
Le trasferte a volte in treno, facendo tappa a Parigi, dove una visita è sempre apprezzata, quindi a Dover in traghetto attraverso la Manica, “ the Canal” dicono gli inglesi, poi fino a Londra, alla stazione Vittoria. Oppure in aereo direttamente da Linate a Heathrow, e poi in auto sino al posto di lavoro: a Bournemouth nel Dorset, a sud-ovest di Londra, a Wolverhampton nelle West Midlands, o nell’East Sussex a Brigthon. Oggi invece con il tunnel sotto il Canale, in poche ore si raggiunge Londra. Come ben si sa, guidare l’auto in UK è tremendamente difficile: gli inglesi vogliono distinguersi in ogni cosa.
Quindi, non solo si viaggia nella corsia di sinistra, ma le strisce per terra sono di colore e significato differente e in generale, non esiste una regola per la precedenza in un raccordo. Per noi italiani occorre prestare perciò tanta attenzione, ad ogni bivio, rotonda, semaforo, insomma in ogni dove, anche perché i “Tommies” non scherzano. Il Gruppo Multinazionale per cui lavoravo , mi concesse l’uso della vettura di servizio : si trattava di una Morris Marina, prodotta in quegli anni dalla British Leyland, società sorta dalla fusione tra la BMC –British Motor Corporation e la Leyland Motors, attiva sul mercato dal 1968 al 1986. La vettura a tre volumi dalle forme squadrate e semplici, adottava il motore a 4 cilindri in linea di cc. 1.798, un asse a camme laterale, HP 83 cavalli, robusto ma alquanto vetusto.
Le sospensioni anteriori indipendenti, il retrotreno ad assale rigido con balestre, cambio a 4 marce, trazione posteriore, freni anteriori a disco e dietro a tamburo. Tutte le componenti tecniche della Marina vennero mutuate, per contenere al massimo i costi, da altri modelli del gruppo. Le sospensioni, per esempio, arrivavano dalla Morris Minor, mentre il cambio era lo stesso della Triumph 1300, così come l’impianto frenante misto. Lo stile tipico “old England” della Marina, lasciava trasparire un generale senso di robustezza, seppure datato. Come ben si sa, in Inghilterra non si butta via niente.
Quel tardo pomeriggio, Bob Yate, il mio capo alla E. Y. and T., mi consegnò la Marina. Cercai di nascondere la mia preoccupazione, mi sistemai al volante, ma la visuale completamente differente mi preoccupò ulteriormente. Ci misi un po’ ad impratichirmi alla guida a destra, il cambio con la mano sinistra, come una volta la Lancia Aprilia di papà, gli indicatori di direzione e luci dalla parte opposta.
Salutato Bob, misi in moto e mi avviai lentamente sulla stretta strada ,“ lane” dicono gli inglesi, direzione Mount Hotel, Wolverhampton. Inserita la seconda con inevitabile grattata, passai alla terza, pian piano, ma non osavo mettere la quarta. Oltre il primo ponticello, apparve in lontananza una vettura avvicinarsi. Istintivamente mi spostai tutto a destra, ma le luci dell’auto chiedevano strada: mi resi conto solo allora di essere in Inghilterra. Mi buttai subito a sinistra, così l’auto incrociata scivolò via. Presi coraggio e proseguii, per fortuna non trovai rotonde, ma solo raccordi con svolte a destra. Alla fine l’Hotel mi apparve, più affascinante del solito. Finalmente, la prima giornata in auto in UK era trascorsa felicemente! Quali viaggi ci attendevano in terra d’Albione ??
Eccone un breve cenno: Poole, nel Dorset, con il tour organizzato dai Manager della società, dove Marisa visitò l’orto botanico, conosciuto per le collezioni di piante rare, piante insettivore, piante medicinali. La spiaggia di Bournemouth, insieme a Salvatore il porter dell’Hotel, grande appassionato di pesca, ma l’intento di migliorare l’inglese, passò in secondo piano. Stratford-upon-Avon, nella contea di Warwickshire, ovviamente alla casa natale di William Shakespeare e l’annesso Teatro, dove imparai a mie spese che le strisce gialle a terra, significano divieto di sosta. Oxford con visita all’omonimo Castello e la famosa Università, incluso l’Aslhmolean Museum ed il laghetto gremito di studenti e barchette. A Bath, nel Somerset, come d’obbligo all’Abbazia, ai bagni di epoca romana e le attigue terme, le uniche naturali in Inghilterra, dove inaugurammo il Bed&Breakfast, nella tipica campagna inglese, con annessa signora inglese, molto gentile, che gestiva la struttura. Bellissima esperienza.
Tralascio il soggiorno londinese di Marble Arch, con visite a Regent street, a Mark & Spencer e Harrods, incluse le lunghe passeggiate ad Hyde Park, e dintorni. Quali altri viaggi?? Sulla M4 e quindi la M6 fino a Brockhole nel bellissimo “Lake District”, circondato da pini ed abeti come sulle Dolomiti; a Carlisle in Cumbria, poi giù lungo la costa orientale con puntate al porto turistico di Whiteheaven e sosta con pernottamento a Blackpool, la città dei divertimenti. Assai più complicato fu invece il viaggio a Leicester, dove ero atteso all’Holiday Inn per la convention della società: giunti in città, dopo vari e vani passaggi intorno al circus omonimo, decisi di fermarmi ad una cabina telefonica in rosso inglese per telefonare al più vicino taxi , che mi fece da guida , “follow me” diceva, ed io dietro da bravo segugio. Finalmente !!
Quando rivedrò Singapore, pardon l’Inghilterra ?? Spero Presto, !!”
Grazie Antonio
ADRENALINE24H