Pubblichiamo l’articolo dell’Amico di Adrenaline24h, il giornalista di Auto d’Epoca e Epocauto Fulvio Negrini,
relativo alla “mitica” Renault 4CV, relativo alle serie speciali.
Grazie Fulvio.
RENAULT 4 CV…………….. le speciali
A discapito delle macchine attuali, dove devi andare a leggere il marchio e il modello per distinguerle visto che sono tutte anonimamente simili, nel dopoguerra e fino alla fino a metà degli anni settanta, era molto di moda personalizzare la propria auto per farla sembrare diversa da ogni altra. Bastava un piccolo “accessorio” per renderla unica.
Sui modelli di grande serie, come nel caso della Renault 4CV, la “petite motte de beurre”, i carrozzieri dell’epoca si sono sbizzarriti con creazioni di piccola serie o unici, affiancati da una vasta produzione di accessori di ogni tipo che potevano rendere la propria 4CV diversa da quella del vicino o dell’amico. Pratica, affidabile, economica e di grande diffusione, la piccola Renault accese subito l’interesse delle grandi società commerciali che cercavano di risalire la china dopo le brutture della guerra. Per le flotte aziendali divenne subito il mezzo ideale per invadere in breve tempo, le maggiori città francesi.
Anche molti artigiani e commercianti, usandola come vettura “officina” o da trasporto, misero le proprie insegne sulle fiancate della nuova Renault. D’altra parte il primo indirizzo di vendita era diretto proprio a queste categorie. Anche la polizia parigina vide nella piccola e pratica 4CV il mezzo ideale per le strade della capitale tanto da ordinare a Renault un lotto di vetture in colore bianco e nero, modificate nelle porte e nel lunotto posteriore e dotate di specifici accessori per il pronto intervento. Furono proprio le modeste dimensioni, l’ottima abitabilità e l’agilità che spinsero questa piccola utilitaria a vari usi tra cui quello di taxi, specie nei paesi come Algeria, Marocco e Tunisia. Al seguito del Tour de France si videro alcune decappottabili molte adatte per seguire la corsa. In Belgio il Touring Club ne usò parecchie in colore giallo per il soccorso stradale. Contemporaneamente per la gente comune, per i privati che volevano distinguersi, si aprì il florido mercato degli accessori con produttori come Autoblue, Saprar, G.H., Pichon-Parat, che fecero la loro fortuna e quella della 4CV addobbando, a volte in modo esagerato e di dubbio gusto, le vetture di tantissimi clienti. Furono però i carrozzieri i protagonisti. L’Autoblue fu la più attiva. Nel 1953 su disegno di Ghia e costruita presso la carrozzeria Figoni venne presentata al salone di Parigi una filante coupè a due porte che incontrò il favore del pubblico e della critica.
Bisognerà attendere però fino al 1956 quando Autoblu affidò ad Henri Chapron la costruzione in serie di un centinaio di esemplari. Jean Rédéle giovane concessionario e pilota ufficiale Renault, nel 1952, su disegno di Michelotti, realizzò un bellissimo coupè, con cui partecipò a diverse gare. Dopo lo sfumato interesse di un gruppo americano per una produzione in serie con il nome Marquis, Rédéle nel 1955 avvalendosi della carrozzeria Chappe, allora specialisti in materiali composti in poliestere, mise in produzione una versione aggiornata dell’A 106 con cui si distinse nelle corse fondando quel marchio, Alpine, che diverrà la storia sportiva della Renault. Di natura corsaiola era anche il coupè prodotto da Louis Rosier, celebre pilota e vincitore del Rallye di Montecarlo nel 1951 proprio con una 4CV. Su disegno del torinese Motto, presentò una vettura molto accattivante, dal basso profilo e veloce con meccanica della 1063.
Con la carrozzeria Brissonneau & Lotz realizzerà poi un bellissimo cabriolet vincitore di diversi concorsi di eleganza. Luis Rosier morirà nel 1956 sul circuito di Montlhéry. Interessanti anche l’interpretazione della 4Cv da parte di Fernet-Pairard con alcune barchette e coupé dalle linea a volte discutibili ma molto veloci in competizioni difficili come la 24 Ore di Le Mans e la 12 Ore di Reims.
Altre “varianti” della 4CV furono prodotte da piccole carrozzerie come la stranissima e con poco futuro Vutotal, costruita dalla carrozzeria Labourdette con grossi problemi di visibilità. Molte le cabriolets come la belga Legros, una barchetta costruita nel 1952-53 seguita poi da un coupè in colore rosso italiano. Nel 1953 Chapron costruì un spider dalle linee pulite e molto accattivanti come pure la futuristica 4CV di Pichon-Parat presentata nel 1953 con l’apertura delle porte ad ala di gabbiano. Bella anche la “Izoard” sempre del medesimo carrozziere. “Pesante” non certo bella a discapito del nome, Splendilux, la 4CV costruita da Esclassan. Molto apprezzata la versione “spiaggia”, in voga nei primi anni sessanta, allestita da Ghia nel 1961.
Tentativo mal riuscito invece quello di Zink, agente Renault di Stuttgard, nel copiare la Porsche 356. Interessante la DB (Charles Deutsch e Réné Bonnet) che allestì una barchetta per la 24 ore di Le Mans nel 1954. Molto elegante furono la cabriolet di Duriez presentata nel 1950 e il coupè del ‘54 di Mialle. Diverse le carrozzerie artigianali in esemplare unico destinate alle corse come la compatta berlinetta di Garzinsky e la barchetta del 1955 di Ferry senza dimenticare nel 1953 al Bol d’Or Auto, il prototipo di Bizeray e la barchetta di Michel. La 4CV è stata per i francesi la vettura che motorizzò la nazione, uscita con le ossa rotte dalla pazzia della seconda guerra mondiale, dando anche la possibilità all’estro ed all’inventiva di tanti piccoli e grandi carrozzieri.
Testo ed immagini Fulvio Negrini
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