La chiamarono subito “Millecento”
Nel 1937 la 508 “Balilla” quattro marce si evolve nella propria versione C, la sua esatta denominazione di fabbrica era “508 C”. Per sottolineare la continuità dei modelli, la Fiat pensa di lanciarla come “Nuova Balilla”, ma il pubblico ben presto passa a “Balilla 1100” e poi “1100”. D’altronde, della Balilla ha ben poco: il telaio separato con longheroni e rinforzo centrale a “X”, il retrotreno e il sistema frenante idraulico (già all’avanguardia dei tempi). Tutto il resto era rivisto, a partire dalla distribuzione a valvole in testa, progettata da Giacosa, nel frattempo divenuto direttore dell’ufficio tecnico Fiat, furono poi inserite, la terza e la quarta marcia sincronizzate.
Le sospensioni sono un compromesso: Giacosa le avrebbe volute tutte a ruote indipendenti. Ma i vertici Fiat temevano rumorosità causate dagli elementi della trasmissione sottoposti a sollecitazioni dalle dinamiche ancora non del tutto note. Così, si decise per i quadrilateri indipendenti solo davanti, mantenendo al posteriore l’assale rigido della Balilla, nonostante l’economia del progetto che prevedeva elementi uguali davanti e dietro.
La bellissima linea era invece un salto in avanti chilometrico rispetto alla 508 quattro marce, nonostante conservi i fanali separati dai parafanghi: il muso è profilato e i predellini laterali sono ridotti. Disponibile solo a quattro porte con apertura ad armadio, la berlina ha un abitacolo molto spazioso sufficiente per cinque, mentre il bagagliaio resta un concetto di definizione arcaica ed è privo di sportello esterno: si raggiunge attraverso l’abbattimento dello schienale del divano posteriore, ed è una gran scomodità. Dove dovrebbe esserci lo sportello di accesso vi è la ruota di scorta.
La robustezza del telaio consente di creare anche una berlina con tetto interamente apribile, oltre a due versioni a due porte: la Cabriolet quattro posti e la Cabriolet Spider con due posti e linea del tetto molto più rastremata e sportiva.
All’opposto, la versione allungata a sei posti è affiancata dal “Tassì” che presenta la peculiarità delle porte incernierate in un piantone centrale, assente sulle altre versioni. Altri allestimenti “da lavoro” sono il furgone e il camioncino con cassone in legno e portata di 650 kg.
C’è poi la “gemma della corona”: la 508 C MM, continuazione della Balilla berlinetta aerodinamica carrozzata da Mario Revelli de Beaumont ma dedicata alle gare: la profilatissima carrozzeria studiata alla galleria del vento del Politecnico di Torino è tanto efficace da consentirle di raggiungere i 140 km/h con un motore da soli 42 CV. Alla Mille Miglia del 1938 stravince la categoria a 112 km/h di media.
Siamo già nel 1939 ed è tempo del primo restyling del modello, che diventa ufficialmente “1100”. È il momento della “Musone”, che paga con questo nomignolo la nuova calandra a spartivento, versione in scala ridotta di quella della maestosa Fiat 2800 che tanto prestigio si era guadagnata diventando l’auto di rappresentanza ufficiale di Stato.
La macchina assume così un aspetto più importante e personale anche se a noi appare meno armoniosa di quella originaria, rimasta in produzione fino al 1953 quando cedette il passo alla sua giovane erede la “103”.
Fonte Automobilismo.it
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