Antonio Viotto, ci racconta…….:
“Il progetto “B10” (l’Aurelia) nasce durante la Seconda Guerra Mondiale, quando per scampare alle bombe alcuni uffici di Lancia sono spostati da Torino nella più sicura Padova.
Qui lavorano tecnici di valore, come Francesco De Virgilio e Vittorio Jano, l’ingegnere che un decennio prima aveva realizzato la famosa Alfa 8C 2900B berlinetta Touring, per la 24 Ore di Le Mans, la “Soffio di Satana” in edizione unica. Durante il conflitto Jano contribuisce alla nascita di un’altra unità con identica configurazione e altrettanto celebre, il primo 6 cilindri a V che equipaggia un modello di grande serie, l’Aurelia. Un’unità compatta e leggera che eroga 56 CV e che richiede poca manutenzione e fornisce elevata affidabilità.
A destare interesse per la nuova berlina sono altre soluzioni tecniche adottate, come la trasmissione con frizione, cambio e differenziale realizzati in un gruppo unico disposti al retrotreno, le sospensioni a ruote indipendenti e la struttura portante della scocca. Con l’Aurelia, “Gianni” Lancia, figlio di Vincenzo e patron del marchio dal 1947, immette sul mercato gli autotelai, siglati B50 e B51, con i quali carrozzieri del calibro di Allemano, Boneschi, Ghia, Vignale si dilettano a creare fuoriserie di indubbio fascino, come la Giardinetta con struttura in legno di Viotti o la coupé 5 posti di Balbo.
A uscire direttamente dagli stabilimenti di Borgo San Paolo a Torino, è la variante sportiva B20 coupé, dalla linea filante, ricca di fascino e dalle indubbie doti di maneggevolezza e tenuta di strada, qualità che insieme al motore da 2 litri da 75 CV, “spinge” il modello fino ai 160 km/h (più tardi arriverà anche il 2.5 da 118 CV e 185 km/h di velocità di punta), rendendola da subito protagonista nella gare di Turismo, dove intraprende entusiasmanti duelli con le rivali Alfa Romeo 1900.
Sfide dalle quali esce spesso vincente, ottenendo prestigiosi successi di categoria in competizioni di rilievo, come Mille Miglia, Targa Florio e la 24 Ore di Le Mans. (Ndr : tratto dall’articolo di Stefano Panzeri – Omiauto , 2003) . Per partecipare alla Carrera Messicana, le B20 vengono munite di compressore Roots, raggiungendo i 150 cavalli a 6000 g/’minuto e la velocità di 215 km orari.
Nel 1952, la vettura di Umberto Maglioli e Franco Bornigia si piazza ad un brillante 4º posto assoluto.
Il desiderio di Gianni Lancia, maturato nel 1953, era di realizzare una vettura con cui prendere parte al campionato mondiale per vetture sport, che sarebbe stato istituito a cominciare da quell’anno. Una squadra di progettisti si mise all’opera, sotto la guido di Vittorio Jano per costruire e sviluppare una vettura sportiva: Ettore Zaccone Mina per il motore, Francesco Faleo per l’autotelaio, Luigi Bosco per la trasmissione. La vettura denominata D20 come il numero di progetto, da molti venne impropriamente chiamata Aurelia 2900.
Alcune caratteristiche tecniche della vettura si richiamavano infatti all’Aurelia B20 GT, ma molti dettagli erano completamente diversi e particolarmente appropriati all’uso agonistico. Il motore con testa e basamento in alluminio aveva le canne smontabili riportate in umido, ma della sola Aurelia manteneva la architettura a V di 60 ° con i sei cilindri. Le valvole a V in testa, con doppia molla, erano in questo caso comandate direttamente da quattro assi a camme in testa. Questo motore ancora denominato con la sigla B10 aveva un alesaggio e corsa 80,5x 81,5 per una cilindrata di cmc. 2.489, mentre il definitivo denominato D20 le misure erano 86×85, per una cilindrata di cm-cubici 2. 962 per una potenza di circa 220 CV al regime di 6.500 g/’.
Un’altra caratteristica del motore consisteva nell’applicazione di due valvole per cilindro, per poter usufruire di un più elevato rapporto di compressione, tre carburatori a doppio corpo con l’alimentazione indipendente per ogni cilindro.
Al campionato mondiale sport del 1953, Lancia partecipa con la D23 e l’anno seguente con la D24, quest’ultima è tra le più belle vetture da corsa, la linea slanciata e armoniosa dovuta alla matita di Pininfarina.
Ecco i dati tecnici della D24 : il motore a 6 cilindri a V di 60° , a quattro alberi a camme in testa (due per bancata) aveva cilindrata di cmc. 3,3 litri , aumentata rispetto alla D23, albero motore su cuscinetti Vanderwell a guscio sottile, due candele per cilindro e doppio spinterogeno. L’alimentazione con tre carburatori Weber doppio corpo, la potenza massima è di 245 cavalli a circa 6200 g/’ .
La vettura registra un aumento della lunghezza (6 cm) la diminuzione dell’altezza (10 cm), e il sensibile abbassamento della linea di cintura della vettura rispetto alla D23.
La D24 dopo la vittoria alla Carrera Panamericana nel novembre 1953 , modificherà la denominazione in D24 Carrera.
Nel 1954 otterrà parecchie affermazioni di prestigio: Mille Miglia, Targa Florio, Giro di Sicilia e il Gran Premio, oltre ad altre gare minori. La Lancia D50 fu invece la vettura monoposto di Formula 1, progettata da Vittorio Jano e presentata alla fine della stagione agonistica 1954. Fece sensazione per le sue inedite soluzioni costruttive: motore a 8 cilindri a V di 90°, in posizione angolata rispetto all’asse longitudinale della vettura, canne cilindri riportate, quattro carburatori a doppio corpo, accensione con due candele per cilindro, telaio a traliccio tubolare irrigidito anteriormente dal blocco motore che aveva anche funzione portante, due serbatoi di carburante sistemati esternamente alla carrozzeria. La carriera sportiva della D50 nella squadra Lancia fu però particolarmente breve .
All’ultimo G.P. del 1954, quello di Spagna, le due vetture partecipanti con Alberto Ascarie e Gigi Villoresi, si ritirarono, anche se Alberto Ascari ottenne il miglio tempo sul giro. All’inizio della stagione 1955, la D50 vinse il G.P. di Torino, classificandosi al primo, terzo e quarto posto, quindi al G.P. di Pau, si classificarono al secondo, quarto e quinto posto e ancora al G.P. di Napoli si classificarono seconda e terza, guidate da Ascari e da Villoresi.
Nel Maggio del 1955 al XV G.P. di Montecarlo, quattro vetture presero parte alla gara e si classificarono: 2° con Castellotti, 5° con Villoresi e 6°con Luois Chiron, mentre Alberto Ascari dovette ritirarsi, cadendo in mare.
Qualche settimana dopo, provando a Monza la Ferrari sport di Eugenio Castellotti, Ascari usciva di pista perdendo la vita.
Gianni Lancia , il patron della casa, decideva allora di abbandonare l’attività agonistica e donava alla Ferrari tutte le macchine e il materiale.
L’anno successivo la Lancia-Ferrari di formula 1 conquistava con Juan Manuel Fangio il titolo mondiale piloti, a conclusione del Gran Premio d’Italia a Monza , nel Settembre del 1956.
Le notizie sulle Lancia sport D23, D24 e D50 sono tratte dal libro di Lorenzo Morello : “ Lancia, Storie di innovazione tecnologica nelle automobili” edito dal Centro storico Fiat.
Antonio Viotto
Grazie Antonio a presto.
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