La carriera di Tazio Nuvolari inizia nel 1920, per la precisione il 20 giugno, al Circuito Internazionale di Cremona ai comandi di una motocicletta dal nome oggi sconosciuto ai più: una Della Ferrera Corsa.
Inizia quel giorno un percorso incredibile che termina con una vittoria di categoria ottenuta con una Cisitalia-Abarth 204, che vale il quinto posto assoluto, il 10 aprile 1950 a Palermo nella corsa in salita al Monte Pellegrino.
Ma l’apparizione di Nuvolari in terra di Sicilia non rappresenta, come molti pensano, la sua ultima corsa in carriera: c’è infatti un lost-files, un’ultima corsa persa nelle pieghe della storia. C’è di più nelle 350 corse, nelle 106 vittorie assolute, nelle 76 vittorie di classe, oltre ai 101 giri veloci in corsa. Nella storia si dimentica di citare un’ultima apparizione, questa volta in terra britannica datata 23 luglio 1950. I tempi del “Mantovano Volante” e del “Castigo di Dio”, così come venne definito da Bruno Roghi della Gazzetta dello Sport alla fine degli Anni Trenta, non esistono più: esiste piuttosto solo la controfigura di un uomo segnato nell’animo dalla crudeltà del destino, con un corpo malato e un cuore forse troppo provato e debole per gli sforzi che è chiamato a sopportare. Ma Nuvolari nonostante le premesse è deciso, come nel suo DNA, a sovvertire ogni pronostico, as usual, e si iscrive alla Silversone Production Sportcar Race. Nuvolari non si arrende mai, e soprattutto non annuncia mai il suo addio dalle scene. Mai.
Nella primavera del 1950 tutti consigliano a Nuvolari di ritirarsi; pure il buon senso lo accompagna a dire addio, ma il suo cuore lo porta a continuare a pensare alle corse, perché come lui stesso afferma “la corsa è vita”. È l’aprile del 1950 e quei giorni gli riportano alla mente i momenti della scomparsa del secondo figlio Alberto avvenuta solo nel 1946. Il 2 aprile le sue mani impugnano il volante di una Cisitalia-Abarth 204 per l’ultima Targa Florio della sua vita, ma Nuvolari deve fermarsi nelle prime battute di gara per un guasto al cambio. Si rifà pochi giorni dopo, come detto, alla Monte Pellegrino con una vittoria di classe, ma appena rientra a Mantova decide di far tappa a Milano dove incontra Indro Montanelli e, dopo una deviazione all’autodromo di Monza, conosce anche Umberto Masetti, che proprio quell’anno diventerà il primo iridato italiano della classe “500”. Masetti è impegnato nelle prove della sua Gilera, ma appena Tazio s’impossessa suo malgrado della scena, tutti gli chiedono di fare un giro di prova. Nessuno ha dimenticato che Nivola è il mito di un’intera generazione e quell’invito, altro non è che la prova dell’immenso affetto che tutti provano ancora per lui. Compie qualche giro con tempi alti, con un abbigliamento non adatto alle sue misure, ma lui rimane sempre Nuvolari.
Nello stesso mese ma a Brescia, Nuvolari incontra anche colui che in termini di popolarità prenderà il suo posto negli anni a venire: Juan Manuel Fangio. I due si incontrano alla vigilia della partenza della Mille Miglia. A guardarli sembrano della stessa pasta, anche se classe e temperamento sono agli antipodi. Dopo Brescia, Torino: Nuvolari è in posa seduto con indosso la sua divisa da corsa, pantalone azzurro, maglia gialla con logo TN sul petto, sull’anteriore destra di un’avveniristica Cisitalia Grand Prix frutto del genio di Ferdinand Porsche, colui che lo avrebbe definito “il più grande pilota del passato, del presente e del futuro”.
Nuvolari è affascinato dal progetto di questa vettura monoposto a trazione integrale dotata di un motore 12 cilindri boxer sovralimentato da 1500cc capace di sviluppare 500 cavalli, montato alle spalle del pilota come le Auto Union Grand Prix degli Anni Trenta. Obbiettivo della Cisitalia Grand Prix è partecipare al Mondiale di Formula 1 e contrastare la supremazia dell’Alfa Romeo. Tazio è parte integrante dell’ambizioso progetto in veste di tester, ma proprio a causa degli ingenti costi di realizzazione dell’idea, la Cisitalia entra in una grave crisi finanziaria e così il sogno di Dusio, dei progettisti Porsche, Hruska, Savonuzzi e Abarth sfuma. Così come quello di Nuvolari.
Rimane a Tazio un’ultima possibilità: si iscrive ad una gara in Inghilterra dove avrà a disposizione, come al solito, una vettura scoperta, ma questa volta una britannica Jaguar XK120. È l’agosto 1950 e Tazio appare più vecchio rispetto alle apparizioni di qualche mese prima a Torino, Brescia e Monza. Durante le prove siede al volante di una BRM P15, la nuova monoposto da Formula 1 destinata a Raymond Sommer suo compagno nella vittoriosa cavalcata nella 24 Ore di Le Mans del 1933 al volante di un Alfa Romeo. Una nuova epoca si sta per aprire, quella della Formula 1 e Tazio pensa che se solo avesse dieci anni di meno… Ma poche ore dopo iniziano le prove della Silversone Production Sportcar Race.
La vettura ha un vistoso numero 29 sulle fiancate e sul lungo cofano ed è condotta da colui che ha segnato la storia dello sport motoristico in modo indelebile. Nuvolari partecipa alle prove, ma poche ore prima dell’avvio della gara, decide di rinunciare e non prende il via. Non mancano per lui gli applausi a scena aperta: nessuno in Gran Bretagna aveva dimenticato che Tazio era “The Maestro” per quella sua imperiosa vittoria al Grand Prix di Donington del 1939 con l’Auto Union.
Forse in cuor suo, in quel pomeriggio grigio tipicamente british, con quel pubblico che gli voleva bene e che lo acclamava anche senza aver preso parte alla gara, aveva intuito che era il momento giusto per terminare una carriera che mai nessuno avrebbe potuto eguagliare.
Lorenzo Montagner
ADRENALINE24H