Nel 1950 la data di svolgimento dell’edizione del III Giro rimase ancora ferma al 29 giugno solo che, per motivi di impraticabilità di un tratto di strada, le località di partenza e di arrivo vennero spostate a Ponte San Giovanni.
Per dare modo al pubblico di seguire con maggiore attenzione i vari passaggi e i distacchi tra le vetture i numeri di gara furono assegnati con l’indicazione della frazione di ora indicante l’orario di partenza.
Come negli anni precedenti il senso di marcia, e i giri da percorrere rimasero quelli collaudati: stesse località, un giro per le vetture Turismo fino a 1100cc, due per quelle sport. Unica differenza il chilometraggio sul giro passò a 191,700 Km mentre il totale salì a 383,400 Km,
Le iscrizioni fecero un balzo in avanti segnando 112 presenze con piloti del calibro di “Ippocampo”, Sculati, Biondetti, Musso, Terigi, Giorgetti, Stagnoli e Teresa De FilippiSan All’appello mancò Giannino Marzotto che nel viaggio di avvicinamento a Perugia ruppe il ponte della sua Ferrari.
Sotto uno splendido sole estivo, all’abbassarsi della bandiera tricolore dell’apertura delle danze spettò alla vettura guidata da Lietti iscritto nella categoria 1100 Turismo. Poi, ad intervalli regolari si avviarono sul nero nastro d’asfalto i rimanenti concorrenti.
Nella città dell’acciaio che accoglie tra gli applausi le vetture alla media di 94,807 km/h, passa la Fiat 1100 di Alquati. Nello stesso momento a Ponte San Giovanni la Jaguar dell’argentino Schwelm accusa un principio di incendio che ne ritarda la partenza.
Dopo 153 chilometri di inseguimenti sulle strade della regione, anche se pressato da vicino da alcuni avversari, a Todi transitò ancora Alquati mentre le vetture più veloci vennero date a Terni dove al controllo orario Biondetti transita ad oltre 127 km/h.
Mentre le auto rimaste in gara iniziarono il secondo giro vennero segnalati i ritiri della Ferrari di Schwelm e di Inigo Bernabei e dell’equipaggio Tedeschi-Biondetti.
Scioltisi come neve al sole tre dei favoriti della vigilia, la lotta rimase accanita ed avvincente tra il terzetto formato da Antonio Stagnoli, Mario Giorgetti e Supremo Montanari, che sotto il cocente sole di giugno non risparmiarono né energie né mezzi pur di andare a vincere il loro Giro dell’Umbria. Mentre con il diminuire dei chilometri all’arrivo il gruppo si assottigliò con la resa di Stagnoli in crisi di motore, la bagarre aumentò tra Montanari e Giorgetti che dopo 3h22’11” guidate alla media 113,776 km/h riuscì a portare la sua Stanguellini 1100 davanti all’avversario con soli due miseri secondi.
Nel 1951 problemi economici non consentirono all’Automobile Club di Terni di alternarsi nell’organizzazione a quello di Perugia con la conseguenza che la manifestazione dovette subire e una battuta di arresto.
L’anno successivo, mantenendo fede agli impegni sportivi presi, l’Automobile Club di Perugia riuscì a coinvolgere l’azienda dolciaria della Perugina che, riproponendosi in veste di sponsor principale della corsa, tornò ad abbinare il nome della Coppa della Perugina ad una gara automobilistica.
Le iscrizioni che giunsero numerose e di qualità, misurate dalla notorietà dei piloti del calibro di Cabianca, Giorgetti, dell’immancabile Bernabei, Leonardi, Venezian, Dabusti, Terigi dimostrarono che la sospensione non aveva intaccato il valore della corsa.
Nel 1952 quello che venne loro offerto fu un percorso completamente diverso, pieno di novità. La lunghezza, che rimase invariata a 383 km interessò un anello da percorrere in senso orario che in un solo giro avrebbe attraversato Perugia, Magione, Arezzo, Città di Castello, Ponte San Giovanni, Assisi, Terni, Todi, Perugia. La partenza per necessità, in quanto non potè come negli anni venti essere fermato l’arrivo dei treni, venne stabilita in via Cortonese e l’arrivo ritrovò collocazione a Borgo XX Giugno.
In una bellissima e calda giornata di primavera i primi a partire furono come al solito i piloti della categoria 500cc questa volta con l’equipaggio Marinelli-Marchetti, poi agli ordini del prefetto Rizzo toccò a quelli della 1100 cc. e così via fino alla categoria regina e la più attesa: la Sport oltre 1100.
Dopo i primi cento chilometri i controlli disposti lungo il percorso diedero una indelebile fisionomia al contenuto della corsa che risultò caratterizzata dall’accanita battaglia che i piloti si diedero lungo il tracciato sottolineata dai repentini mutamenti nelle classifiche parziali.
Ad Arezzo primo nella 750 Turismo, risultò l’equipaggio eugubino Sebastiani-Panfili seguito da Fiaccadori e dello spoletino Massi Benedetti. Nella categoria 1100, Matrullo anticipò Falorni; nella categoria oltre 1500 cc Maglioli ed il ternano Fontana risultarono staccati di qualche decimo; nella Gran turismo in una manciata di secondi si trovarono il romano Lippi e Castelbarco che anticiparono i passaggi di Palmieri e dell’equipaggio Mignini – Mignini primi della categoria Gti oltre 750. Nella categoria Sport svettarono Musso su Casella in quella fino a 750 cc., mentre Cabianca che in quella fino a 1100 cc fece segnare, al controllo di Ponte San Giovanni, il record del passaggio ad oltre 123 km/h di media, riuscì a mettersi alle spalle non solo il diretto avversario Terigi ma anche quelli della oltre 1100 cc. Gazzabini e Giletti distanziati di qualche minuto.
La prima vettura ad interrompere, solo per un attimo, la gracidante voce degli altoparlanti collocati a Borgo XX Giugno fu la Fiat 1100 di Falorni, che anticipò l’arrivo della Fiat Topolino 750 di Massi Benedetti. I due equipaggi chiusero rispettivamente secondo e terzo di categoria.
Mano a mano che le vetture dei concorrenti giunsero sul traguardo l’albo d’oro della corsa si arricchì con il nome di Siciliani nella categoria cenerentola fino a 750 cc; con quello di Matrullo nella Turismo fino a 1100 cc, di Della Zonca in quella fino 1500 cc., di Maglioli nella oltre 1500 cc., di Castelbarco nella Gti fino a 750 cc, di Cappelli nella Gti oltre 750 cc, di Casella nella categoria Sport fino a 750 cc, di Giletti in quella oltre 1100 cc e per finire con quello del veronese Cabianca, vincitore nella categoria fino a 1100 cc, nonchè trionfatore del IV Giro dell’Umbria che a tempo di record registrato sull’albo d’oro in 3h10’01” alla media 120,829 km/h tornò sul traguardo di Perugia per riabbracciare la moglie ed il figlio.
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