Una bella occasione per una giornata di passione con la nostra AUTO D’EPOCA, potrebbe essere una bella gita nella terra del Brunello di Montalcino, per la serie “non solo tubi”.
Montalcino in provincia di Siena è raggiungibile dalla via Cassia,
consigliamo per chi viene da nord, di accedervi da Firenze sud, invece chi viene da sud, potrebbe prenderla da Viterbo.
Siamo nella terra di 1000 Miglia, dove c’è una parte del tragitto tra i più affascinanti e nella terra del Sangiovese.
Già il tragitto in entrambi i casi, vale “il viaggio”.
Da sud, la Tuscia, il lago di Bolsena, deviate per il lungo lago, il monte Amiata, in caso di week end, potreste salire in vetta per mangiare(occhio alla neve), d’estate grigliata in vetta con 5 minuti di passeggiata, in inverno ci sono tre ristoranti a fine strada.
Poi le Crete Senesi, assolutamente fermatevi a Bagno Vignoni, antica fonte termale da vedere il bar Gallina, frazione che attraversate prima di Bagno Vignoni, lo trovate da sud entrando dopo il ponticello a sinistra, fermarsi per un panino al prosciutto e chiaccherata con gli anziani proprietari, da non mancare, altri tempi.
Questo bar, con un piccolo posto esterno, sulla Cassia, dove fino a due or sono transitava la 1000Miglia,si trova proprio dopo un ponticello con una curva ad S, dove le auto escono in seconda e si trovano un rettilineo in leggera salita, dove si apre tutto e i motori……”cantano”(adrenalina a 1000!!!), infatti durante i passaggi, pullulava sempre di avventori, che godevano dello spettacolo in posizione privilegiata con bar e panini a disposizione.
Mi ricordo, presumo 6-7 anni, della commedia, dei meccanici Mercedes che seguivano l’auto di Jochen Mass, la famosissima 300SL del museo di Stoccarda, con cui stavo, che da parte loro, avrebbero voluto rifocillarsi, parlavano solo tedesco, non conoscendo neanche il significato della parola “yes” e gli anziani proprietari, che a stento capivano chi erano tutti quei “matti” che passavano con quelle AUTO D’EPOCA, uno spaccato di vita e ..motori, con sottofondo rombo di motori e puzza di olio bruciato!!!!
Ripercorrendo le cassia della 1000 Miglia, tra scorsi, paesaggi, che distraggono dalla guida e qui il binomio AUTO D’EPOCA e tragitto raggiunge livelli di altissimo godimento,ad andature da turista.
Da Firenze, Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, Monteriggioni(da visitare il castello dentro le mura), qui si raggiunge Siena, che merita una sosta, poi Buonconvento, sosta caffè,(entrate nel paese).
Una piccola deviazione per San Quirico D’Orcia, con il famoso ponte della Mille Miglia assolutamente da vedere, uscendo dal paese a nord, un ponte dove sono visibili ancora le scritte di incitazione ai piloti delle Mille Miglia storica, passare li sembra di tornare indietro nel tempo ed essere protagonisti.
Qui ogni paese è una cartolina, per gli amanti dell’arte della storia, in una terra Patrimonio dell’Unesco, angoli di storia, natura e gastronomia, con una miriade di trattorie tipiche della cucina Toscana.
Saliamo a Montalcino, dove il castello ci accoglie, con possibilità di visita e poi..si aprono le danze….vinicole!!!
Già salendo vi imbatterete un una miriade di cantine produttrici, ogni sosta è valida, c’è solo da capire se vi piace un Brunello grossolano o più fine, ma per il resto……se potete dormite in zona, se bevete meglio non guidare.
Accostamenti gastronomici, con bistecca di Chianina, salumi, formaggi a latte crudo, pici, insomma a digiuno non si torna..fate voi!!!!
Di seguito note tecniche sul vino(fonte wikipedia):
Brunello è il nome che veniva dato localmente a Montalcino a quella che si credeva essere una varietà di uva. Nel 1879 la Commissione Ampelografica della Provincia di Siena determinò, dopo alcuni anni di esperimenti controllati, che il Sangiovese e il Brunello erano la stessa varietà di uva. A Montalcino il nome Brunello si trasformò dunque nella designazione del vino prodotto in purezza da uve Sangiovese DOC.
Disciplinare di produzione:
Le condizioni di coltura dei vigneti devono rispondere ai seguenti requisiti:
terreni: geocronologicamente attribuibili ad un intervallo di tempo che va dal cretaceo al pliocene; comunque idonei a conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche qualitative;
giacitura: collinare;
altitudine: non superiore ai 600 m s.l.m.;
esposizione: adatta ad assicurare un’idonea maturazione delle uve;
densità di impianto: per i nuovi impianti ed i reimpianti la densità minima dovrà essere di 3 000 ceppi/ha;
forme di allevamento e sistemi di potatura: quelli generalmente usati e/o comunque atti a non modificare le caratteristiche peculiari dell’uva e del vino; pratiche di forzatura: è vietata ogni pratica di forzatura.
È consentito l’uso di indicazioni toponomastiche aggiuntive che facciano riferimento alle vigne dalle quali provengono effettivamente le uve.
Il titolo alcolometrico volumico totale minimo è 12%; qualora si voglia specificare la Vigna di provenienza, le uve devono assicurare al vino un titolo alcolometrico volumico minimo di 12,50%.
Il Brunello di Montalcino deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento di almeno due anni in contenitori di rovere di qualsiasi dimensione, e di almeno quattro mesi in bottiglia, e non può essere immesso al consumo prima del 1º gennaio dell’anno successivo al termine di cinque anni calcolati considerando l’annata della vendemmia.
Il Brunello di Montalcino può portare come qualificazione la dizione “Riserva” se immesso al consumo successivamente al 1º gennaio dell’anno successivo al termine di sei anni, calcolati considerando l’annata della vendemmia, fermo restando il minimo di due anni di affinamento in contenitori di rovere, ma di almeno sei mesi in bottiglia.
Il 6% di vino dell’annata in affinamento, da usarsi esclusivamente per le colmature, potrà essere mantenuto in contenitori diversi dal rovere.
Le operazioni di vinificazione, conservazione, affinamento in legno, affinamento in bottiglia ed imbottigliamento devono essere effettuate esclusivamente nella zona di produzione.
Il Brunello di Montalcino deve essere immesso al consumo in bottiglie di tipo bordolese, di vetro scuro e chiuse con tappo di sughero, di una delle seguenti capacità: litri 0,375 – 0,500 – 0,750 – 1,500 – 3,000 – 5,000.
Ai fini dell’utilizzazione della denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” il vino deve essere sottoposto alle analisi chimico-fisiche ed organolettiche previste dalla normativa vigente.
Caratteristiche organolettiche:
colore: rosso rubino intenso tendente al granato;
odore: caratteristico ed intenso, con richiamo ad aromi di geranio, ciliegia e spezie
sapore: asciutto, caldo, un po’ tannico, robusto, armonico, persistente.
Informazioni sulla zona geografica:
Il territorio di produzione del vino Brunello di Montalcino, che corrisponde all’area del comune di Montalcino in provincia di Siena, si trova nella Toscana sud-orientale a 40 chilometri a sud della città di Siena. Il territorio di produzione, che ha una superficie complessiva di 243,62 chilometri quadrati, è delimitato dalle valli dei tre fiumi Orcia, Asso e Ombrone, assume una forma quasi quadrata, i cui lati misurano mediamente 15 chilometri. L’area così definita si sviluppa in altezza dal livello di circa 120 metri sul livello del mare lungo i fiumi, fino a circa 650 metri a ridosso del Poggio Civitella che è il punto più alto del territorio.
La collina di Montalcino ha numerosi ambienti pedologici, essendosi formata in ere geologiche diverse, riconducibili ad arenarie, anche miste a calcari, ad alberese e a galestro, nonché a terreni con granulometrie miste talvolta tendenti al sabbioso, talvolta tendenti all’argilloso. La collina di Montalcino dista 40 km in linea d’aria dal mare ubicato ad Ovest e circa 100 km dalla catena appenninica che attraversa l’Italia Centrale, posizionata verso Est. Il clima è mediterraneo, ma comunque tendenzialmente asciutto; ha anche delle connotazioni continentali data la posizione intermedia tra il mare e le montagne dell’Appennino Centrale.
Cenni storici:
Anche se il Brunello di Montalcino “moderno” è invenzione della famiglia nobiliare Biondi Santi, la vocazione del territorio di Montalcino a produrre vini di grande qualità è nota da molti secoli. Già nel Medio Evo gli statuti comunali regolamentavano la data d’inizio vendemmia, mentre durante l’assedio del 1553, il vino non mancò mai e Biagio di Monluc, alla difesa delle mura montalcinesi, per dissimulare le sofferenze “si arrubinava il volto con il robusto vino”. Secondo il bolognese Leandro Alberti (1550-1631), Montalcino è: “molto nominato per li buoni vini che si cavano da quelli ameni colli.”.
L’auditore granducale Bartolomeo Gherardini nella sua visita a Montalcino del 1676-1677 segnala la produzione di 6050 some di vino descritto come ” vino gagliardo, non però in gran quantità”. Charles Thompson nel 1744 dice che “Montalcino non è molto famosa eccetto che per la bontà dei suoi vini”
Fino alla seconda metà dell’Ottocento il vino più conosciuto ed apprezzato della zona era un vino bianco dolce, il Moscadello di Montalcino; fu in quel periodo che Clemente Santi iniziò a studiare le potenzialità di un clone del vitigno Sangiovese, il Sangiovese Grosso, localmente chiamato Brunello a causa del colore particolarmente scuro degli acini. In seguito, intorno al 1860, il nipote di Clemente, Ferruccio Biondi-Santi (figlio di Jacopo Biondi e di Caterina Santi) iniziò a produrre un vino rosso che dimostrò subito di possedere eccellenti qualità.
Tuttavia il Brunello rimase per molti anni un vino conosciuto ed apprezzato solo nei dintorni della zona di produzione, anche a causa dell’elevato prezzo di vendita.
Le vicissitudini dell’inizio del XX secolo portarono ad un decadimento della produzione vitienologica e pochissimi produttori tennero viva la produzione montalcinese fra le due guerre. Il Brunello di Montalcino fu presentato da alcune aziende alla Mostra dei Vini Tipici Senesi tenutesi a Siena nel 1932, 1933 e 1935. Dopo la seconda guerra mondiale si iniziò nuovamente a pensare alla produzione vitivinicola e alcuni ebbero la lungimiranza di proiettarsi nel futuro, accordandosi sulle regole di produzione del Brunello di Montalcino.
Dopo il 1950 la fama del Brunello di Montalcino si estese prima in Italia e poi all’estero.
Secondo il disciplinare del 1966 il “Brunello di Montalcino” risultava un vino ottenuto dalla fermentazione di uva Sangiovese in purezza con le seguenti caratteristiche:
resa uva: 80 q
resa vino: 70,0%
titolo uva: 12,0%
titolo vino: 12,5%
estratto secco: 24,0‰
colore: rosso rubino intenso tendente al granato;
odore: caratteristico ed intenso;
sapore: asciutto, caldo, un po’ tannico, robusto, armonico, persistente.
periodo di affinamento di almeno due anni in contenitori di rovere di qualsiasi dimensione, e di almeno quattro mesi in bottiglia
commercializzazione non prima del 1º gennaio dell’anno successivo al termine di cinque anni calcolati considerando l’annata della vendemmia.
Con dicitura Riserva se immesso al consumo successivamente al 1º gennaio dell’anno successivo al termine di sei anni, calcolati considerando l’annata della vendemmia, fermo restando il minimo di due anni di affinamento in contenitori di rovere, ma di almeno sei mesi in bottiglia.
Abbinamenti consigliati:
L’eleganza e il corpo armonico del vino permettono abbinamenti con piatti molto strutturati e compositi quali le carni rosse, la selvaggina da penna e da pelo, eventualmente accompagnate da funghi e tartufi. Trova abbinamento ottimale anche con piatti della cucina internazionale a base di carni o con salse. Il Brunello è anche vino da abbinamento ottimale con formaggi: tome stagionate e formaggi strutturati. Inoltre, per le sue caratteristiche, è godibile anche quale vino da meditazione. Il vino Brunello di Montalcino deve essere servito in bicchieri dalla forma ampia, al fine di poterne cogliere l’aroma composito ed armonioso. Dovrà essere servito ad una temperatura di circa 18 °C – 20 °C.[1]
Buon divertimento, ci raccomandiamo:
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